«Pallone entra quando Dio vuole». Come non credergli. Con annessa poi una buone dose di teologia fatta di scongiuri.
«Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0». Si può dargli torto?
«Se io slego il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo (uruguaiano del Genoa, ndr). Io non dire – precisava – che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane». Genio e schiettezza.
Un grande Boskov, dunque, campione anche d’ironia: «Benny Carbone con le sue finte disorienta avversari, ma pure compagni».
Nel mirino anche grandissimi del calibro di Ruud Gullit. Per lui la doppia uscita in odore di malizia: «È come cervo che esce di foresta». Quando poi dalla Samp tornò al Milan, commentò: «Gullit è come cervo ritornato in foresta».
C’è poi il grande la grande lezione di pragmatismo: «Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi». E ancora: «Se vinciamo siamo vincitori se perdiamo siamo perditori».
A cui si aggiunge: «Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro».
«No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area». Il credo tattico di Vujadin.
Dietro il colore, c’è il leader. Eccolo, dunque: «L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto?».