Il ricordo. Guido Virzì tra provocazioni situazioniste e la coerenza come stile di vita

Guido Virzì (con la barba) alla sinistra di Giorgio Almirante
Guido Virzì (con la barba) alla sinistra di Giorgio Almirante

Guido lo conoscevo e frequentavo da quando nel 1985 mi iscrissi al Fronte della Gioventù, ma la mia vita si legò “professionalmente” a lui nel dicembre 1995 quando chiese a Raoul Russo, allora segretario del Fronte di Palermo, un camerata che lo aiutasse nella campagna elettorale regionale dell’anno successivo.

Cominciai a lavorare al suo fianco nei locali del Gruppo Parlamentare di An all’Assemblea Regionale Siciliana, dove ai tempi dirigeva il “Centro documentazione ed immagini”, organo di stampa da lui creato per la comunicazione dell’attività politiche del Gruppo. Lo vedo operare nel contesto politico ed in quello umano, ogni persona che incontra è una storia, una persona da difendere, una persona a cui dedicare ore, a cui raccontare la visione del mondo della Destra, nessuno è andato via senza che Guido non avesse fatto lo sforzo di tramandare l’Idea.

Per la prima campagna elettorale chiede a Bibi Bianca, cabarettista, scrittore ed ex militante della “sua” Giovane Italia di affiancarlo negli incontri elettorali. Cominciano i primi incontri e comincio a conoscere tutto il mondo di Guido, sono tutte le generazioni che dagli anni ’60 hanno militato nel mondo giovanile del partito, sono il variegato mondo di “Radio Palermo Occidente”, i Forestali, i cacciatori, gli ex assicuratori regionali. In una calda sera di primavera Bibi mi dà appuntamento per andare in missione, devo portare due sole cose: un pacchetto di sigarette per me e una latta di vernice blu per lui; ci mettiamo in macchina in direzione autostrada, all’altezza di Termini Imerese si ferma, prende la latta e comincia a scrivere sul muro “Io voto per gli uomini con la barba”. Era il nostro regalo “situazionista” per la campagna elettorale. Lo slogan venne inciso su altri muri, ma dopo attenta riflessione visto che nella lista di An c’era un altro candidato con la barba la frase fu modificata in “Io voto per gli uomini con la barba di nome Guido”.

Per chi ritiene che scrivere sui muri sia un’azione incivile rispondo con le parole di Almirante, il quale durante una tribuna elettore alla domanda di un giornalista che accusava l’Msi di essere uno dei partiti che maggiormente deturpava i muri con i propri manifesti: noi siamo per la pulizia morale non per quella murale.

Nel giro di pochi giorni la scritta diventò un tormentone citato da tutti.

Nella stessa campagna elettorale uno degli incontri ebbe l’infelice casualità di essere in concomitanza con una partita della nazionale Italiana durante gli europei di calcio del 1996 (credo fosse la partita d’esordio nel torneo). Quando si organizzano gli incontri, soprattutto quelli elettorali, si fa di tutto per trovare il giorno e l’orario perfetto per far venire più persone possibile, quello era il peggiore dei giorni ed il peggiore degli orari, non curante della enorme difficoltà si procedette con l’organizzazione. Arriva il giorno della manifestazione: giornata caldissima (di quelle dove i palermitani hanno un solo obiettivo: il mare) arrivando all’albergo troviamo già decine di persone ad aspettarci, nel giro di pochi minuti la sala si riempie, interviene l’allora presidente provinciale del Partito, a seguire Giulio Maceratini, ai tempi capogruppo al Senato e chiude Guido con una esaltante eloquio. Concludendo il suo discorso Guido parla di una “Chiesa” avversata da tanti nemici, al cui interno si trovano fedeli che parlano una lingua antica che nessuno disperderà. La manifestazione si conclude con una imponente standing ovation di tutta la platea.

Nel marzo del 2001 si scatena una polemica feroce per dei “quaderni” che venivano pubblicati dal “Centro librario Occidente”, diretto da me, che aveva sede presso la segreteria di Guido. I quaderni affrontavano diversi argomenti, sia storici che politici, due di queste produzioni, una su Codreanu ed un’altra sulla Waffen SS Charlemagne, finiscono in mano a dei militanti di sinistra di un liceo palermitano, che scatenano una polemica mettendo in mezzo accuse di nazismo e di antisemitismo.

La notizia fece il giro del mondo (da qualche parte a casa conservo ancora una corposa rassegna stampa) le pressioni arrivarono fortissime ed arrivò pure la minaccia di non ricandidatura, se non fosse stata smentita la titolarità e la responsabilità della diffusione, mi ritrovai con lui da solo la stessa sera in segreteria per preparare una dichiarazione, non nascondo la mia preoccupazione per le conseguenze derivanti dalle accuse, mi guardò e mi disse che in vita sua non aveva mai arretrato o smentito le sue impostazioni culturali e scrisse un comunicato dove sostanzialmente rigettava accuse di nazismo ed altro e difendeva le pubblicazioni come materiale di divulgazione storica.

Sempre nel 2001 viene dato alle stampe, “Le ragioni forti della Destra”, che raccoglie diversi editoriali tratti dal mensile “Occidente”, pubblicato a Palermo negli anni ‘80, di cui Guido era il direttore politico. Il libro fu il manifesto di tutta la stagione politica ed elettorale, per la capacità di rapporti unici e diretti che intratteneva con le persone, a tutti quelli che venne omaggiato il libro Guido scrisse una dedica unica e personale, parliamo di almeno 3000 copie.

Il suo rapporto con le nuove generazioni è sempre stato intenso e continuo, negli anni della segreteria, ogni ragazzo, Mauro, Pietro, Davide, Francesco e tantissimi altri, sapevano che quella sede era a loro disposizione per produrre e stampare volantini da diffondere nelle scuole, in questi giorni tanti di quei ragazzi stanno ricordando, come ogni volantino, fosse l’occasione per una chiacchierata, un racconto, una lezione di storia, una birra sorseggiata fra una sigaretta e l’altra, una barzelletta e la frase che non mancava mai: “te la posso dire una cosa?” ed erano fiumi e fiumi di parole che non smettevi mai d’ascoltare.

Ci sono uomini che nascendo hanno una missione: aggregare, formare e diffondere. Guido era uno di quelli. Ha incarnato il tipo umano “controrivoluzionario” o per come lo chiamava J. Evola ne “Gli uomini e le rovine”, il “reazionario”. Ha difeso l’idea, l’ha tramandata alle nuove generazioni senza fermarsi mai. Mercoledì al funerale queste generazioni hanno pianto il Camerata Guido consapevoli che con lui finiva un’epoca.

Nel nostro peregrinare in giro per la provincia di Palermo, durante i viaggi in macchina, uno degli argomenti preferiti era la famiglia ed i figli, con il fervore che lo contraddistingueva, difendeva la famiglia da ogni tentazione esterna e sul fatto che i figli fossero il bene più prezioso che un uomo ed una donna potessero creare, la magia di come i figli fossero la continuazione di sé, a “mpigna”, come la chiamava lui, il marchio di un uomo che si tramandava in un altro uomo, l’unica consolazione che ho avuto il giorno del funerale è stato vedere Pierfederico, (il figlio maggiore) durante l’orazione funebre che ha dedicato al Padre, negli stessi gesti e nella genetica di Guido.

Il seme gettato nella terra ha dato i suoi frutti.

Addio fraterno amico, oggi tutto è cambiato, ma potrai di sicuro dire, quando non eri d’accordo “ohne mich”, senza di me.

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Francesco Ciulla

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