Il caso. Veneto come la Scozia? Boom del web referendum per l’indipendenza

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Foto tratta da Plebiscito.eu

Non solo Scozia, Catalogna e Crimea. Anche il Italia c’è una regione del Paese che si sta esprimendo – in una consultazione web che non ha alcun valore legale ma politico sì – per “l’indipendenza”: è il Veneto dove – dati non certificati rilevano l’interesse e la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini – è un fatto ci sia stata una consultazione. Il tutto è partito da Plebiscito.eu, l’associazione che ha organizzato la consultazione. Ecco il quesito: «Vuoi tu che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?». I risultati si avranno venerdì dopo le 18, ma fin da adesso i commenti dei diretti interessati non si sono fatti attendere.

Presa un po’ in contropiede la Lega Nord, che sull’indipendentismo ha creato il mito di fondazione: «Questo referendum consultivo sull’indipendenza non è fatto dalla Regione ma da un gruppo di venetisti che si chiama Plebiscito. E’ lodevole ma non l’abbiamo organizzato noi è non ci intestiamo successi di altri» ha spiegato il governatore del Veneto Luca Zaia che ha affermato di avere votato “sì” all’indipendenza. Ovviamente i dirigenti del Carroccio non possono che prendere atto del segnale. Lo ha fatto Flavio Tosi, sindaco di Verona: «I dati sono credibili. Il punto fondamentale è il segnale che dal Veneto, da realtà produttiva del Paese, arriva allo Stato centrale. Qualcuno dovrà dare una risposta a questo urlo di rabbia».

Sull’eco del referendum (che ha contagiato anche la stampa estera con titoli del tipo: “Venezia divorzia dall’Italia”) gongolano i promotori: «A poche ore dal termine del voto comincia a delinearsi come possibile l’obiettivo della partecipazione al voto della maggioranza assoluta degli elettori veneti. Ciò implicherebbe l’automatica esecutività del referendum stesso, in quanto espressione della volontà popolare e democratica».

Ma chi partecipa a questa consultazione? Piccoli imprenditori, commercianti, popolo dei Forconi, delusi del centrodestra. «Il Veneto – ha spiegato ancora  Zaia – ha cinque milioni di  abitanti, 600 mila imprese e si basa su un modello di sviluppo fondato sulle piccole e medie imprese il cui tessuto è composto per l’80% da aziende con meno di 15 dipendenti. Tutta la nostra terra manda a Roma 21 miliardi di euro all’anno. È  un vero e proprio atto di eroismo da parte dei nostri imprenditori e cittadini». Non è un caso che anche Beppe Grillo in questi giorni abbia flirtato con il rivendicazionismo delle macroregioni.

Sull’argomento, da destra, mostra attenzione anche Giorgia Meloni (condivide l’istinto autonomista): «La consultazione offre la possibilità di avere un indice di affezione alle Istituzioni repubblicane da parte di un territorio significativo per cultura, tradizioni, identità e Pil. Ma a patto che si tratti di una consultazione informale». Secondo il leader di Fratelli d’Italia «il Nord si lamenta legittimamente della carenza dei servizi, delle tasse spropositate che vengono richieste a famiglie e imprese, dalla carenza di infrastrutture del territorio, della scarsa azione di sostegno che lo Stato produce in favore del tessuto economico e sociale del nord est». Ma la soluzione, a suo avviso, non può essere “dividiamoci”: «Viviamo ormai da qualche decennio l’epoca della globalizzazione, immaginare che la risposta possa essere data da particelle infinitesimali di territorio che si staccano e che dovrebbero affrontare da sole le criticità del nostro tempo significa fare demagogia, raccontare panzane. Semmai il problema è avere uno Stato che non è più sovrano».

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