Il tecnico di Cusano Milanino è pronto a partire per la sua campagna d’Africa come una volpe del deserto. Anzi, ci sta già lavorando: da un mese ha firmato il contratto con la federazione ivoriana e, per ora, si è limitato a collaborare a un progetto legato ai giovani. Lui, che da calciatore è stato pilastro del Milan di Rocco e poi, da allenatore, icona della Juve di Scirea e Platini e poi dell’Inter di Matthäus e dello scudetto dei record, non poteva mancare sulla copertina dei mondiali brasiliani.
Impossibile ripercorrere i settantacinque anni di Trapattoni, uno degli allenatori di calcio più vincenti della storia di questo sport. Anche perché scudetti e coppe non darebbero l’idea di ciò che ha rappresentato. Dici Trap e dici calcio. E (quasi) tutto il resto è (diventato) noia. Basta pensare a quel fischio che partiva dalla panchina, a quelle grida tutte grinta e determinazione, a quell’istintualità così genuina da stonare con un pallone sgonfiato da scandali e paillettes. Chi ama il calcio non può non volergli bene. Cuore e congiuntivi storpiati, sudore e “strunz” gridati in tedesco, passione e sacrificio, lui ricambia l’affetto non mollando mai. Tanti auguri, “vecchio Trap”, continua a fischiare per noi.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=7h6iFzw-KVo[/youtube]
@mariodefazio