Il caso. Dal vademecum alla disobbedienza civile: ecco la società che difende la famiglia

«Negare a un bambino il diritto ad avere una madre e un padre, sostituendoli con il ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, è una forma estrema di violenza su un soggetto debole». Così recita il punto n. 11 dei 20 messi nero su bianco dalla Manif Pour Tous Italia. Una lista di “principi irrinunciabili”, un vademecum per contrastare la diffusione della ideologia cosiddetta del gender nelle scuole italiane. Già, perché dopo Milano e Venezia, ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’ sono arrivati anche a Roma, dove il sindaco Marino ha anche messo a punto un programma ben dettagliato per contrastare l’omofobia negli istituti scolastici della Capitale. Misure, queste, che vanno a completare un mosaico, la cui prima tessera è stata la legge Scalfarotto.

Ma le reazioni della società civile non si sono fatte attendere. Dalla Francia, dove Hollande ha aperto ai matrimoni e alle adozioni gay, la potenza della piazza della Manif Pour Tous ha contagiato anche le piazze italiane. Sempre sull’esempio francese, i Veilleurs d’oltralpe sono diventate le Sentinelle In Piedi italiane, cittadini che si riuniscono per vegliare in silenzio e con un libro in mano proprio per testimoniare la razionalità della battaglia a difesa dell’impianto naturale della famiglia.

E i 20 punti del vademecum, che vanno ad affiancarsi al n. 11, altro non sono che la trasposizione scritta delle battaglie che dallo scorso anno i cittadini italiani portano avanti. Tra gli altri punti, si legge anche, al n.1: «Non esiste l’individuo, esiste la persona, dunque l’individuo in relazione con altri individui. La relazione primigenia, archetipica e intangibile, è quella tra madre e figlio. Negarla è negare la radice dell’essere umano». E poi, al n. 7: «Non esistono le famiglie, esiste la famiglia: cellula base del tessuto sociale, composta da un nucleo affettivo stabile aperto in potenza alla procreazione. In natura la procreazione avviene con l’unione di un uomo e di una donna. E’ questa la base di un nucleo familiare propriamente detto». E ancora, al n. 8: «L’omosessualità è una tendenza sessuale ovviamente legittima, i cui legami affettivi stabili possono essere tutelati da istituti giuridici, ma nettamente distinti dal matrimonio». Infine, al n. 10: «Non esiste l’omogenitorialità. Non esiste la genitorialità. Esistono la maternità e la paternità».

Maternità: valore che anche Barbara Bianchi, la mamma ribelle milanese, ha voluto difendere non arrendendosi all’idea di diventare ‘genitore 1. O ‘genitore 2’. Perché vuol essere donna e mamma, Barbara Bianchi, che ha cancellato quell’indigeribile per lei termine politically correct dal modulo di iscrizione dei propri figli a scuola: «Io sono la mamma, non il genitore 1. Capito sindaco Pisapia?», ha scritto Barbara come didascalia alla foto postata su Facebook e che in poco tempo è diventata virale.

E poi ci sono i ragazzi di Concesio, in provincia di Brescia che, come ha riportato Il Foglio, non sono stati serviti da un addetto al banco affettati di un centro commerciale perché indossavano la maglia della Manif, quella che ritrae un padre, una madre e i loro figli. A Parma, una ragazza, per lo stesso motivo, è stata tacciata di omofobia.

Anche il Comitato della Famiglia si è schierato a difesa della famiglia tradizionale. A dicembre, a Roma, il Comitato è sceso in campo al fianco di alcuni cittadini che hanno voluto protestare contro la decisione di alcuni Municipi della Capitale di esporre la bandiera LGBT e contro l’introduzione del registro delle unioni civili. E così, il 5 dicembre, circa 150 cittadini hanno occupato pacificamente il Consiglio del Municipio XIV. “No alle unioni civili – difendi la Famiglia”, si leggeva su uno striscione srotolato a supporto della protesta.

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Martina Bernardini

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