Il caso. Il Pd vuole sopprimere il Cnel laboratorio dell’inclusione sociale che manca

cnelSecondo quanto ha riportato recentemente il sito de “l’Unità”, l’orientamento  di uno dei parlamentari più vicini a Matteo Renzi sarebbe quello di sopprimere il CNEL(Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro) giudicato improduttivo e sostanzialmente inutile.

È la proposta – scrive “l’Unità” – che sta studiando e si accinge a presentare il deputato del Pd Dario Nardella :  “Sto lavorando a un testo, che sarà confrontato con i colleghi del Pd, che riguarda la soppressione dell’articolo 99 della Costituzione che riguarda il CNEL – spiega intervenendo a una tavola rotonda sulla spending review alla Stampa Estera – penso che dal 1957 a oggi sia doveroso fare un bilancio di questo organo che a fronte dei costi che comporta, che ammontano a circa 20 milioni di euro all’anno, ha prodotto appena 14 disegni di legge, nessuno dei quali è stato approvato dal Parlamento. Se vogliamo fare una coraggiosa semplificazione istituzionale – aggiunge – oltre alle Province e al Senato elettivo, bisogna anche mettere mano a certi organi di rilievo costituzionale che hanno dimostrato di non produrre tanto quanto costano alla comunità e ai cittadini’ ”.

Ma che cos’è veramente  il CNEL, di cui si parla poco e spesso  in modo superficiale, e a quali nuovi compiti potrebbe essere impegnato ?

Previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana che, all’art. 99 lo definisce:”Organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge”, il CNEL  ha alle spalle una lunga tradizione fatta di studi, di proposte normative, di pareri, di preziose archiviazioni (cura – tra l’altro – l’Archivio Nazionale dei Contratti e degli Accordi Collettivi di Lavoro) che proviene dalla sua stessa composizione, espressione delle categorie produttive e del “terzo settore”   (dei 64 componenti del Consiglio  10 sono  qualificati esperti della cultura economica, sociale e giuridica; 48 sono rappresentanti dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi, delle professioni e delle imprese; 6 sono espressione delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato).

Evidentemente sfuggono ai “giovani leoni” del Pd le potenzialità di un organismo che potrebbe svolgere un ruolo decisivo nel superamento del bicameralismo all’italiana (con l’abolizione del Senato). Tra tanti lambiccamenti e proposte fantasiose, ma molto gracili, sulla “Camera delle autonomie e della cultura”, il CNEL  rappresenta un’alternativa credibile e già strutturata alla crisi della rappresentanza politica e sociale, oggi dilagante.

Per questo il CNEL va difeso. Magari archiviandone l’ immagine,  un po’ troppo “notarile”, tra l’oasi felice ed il cenacolo, che si è ritagliato in questi anni, ridandogli la  sua funzione originaria, quella di essere il  luogo del confronto sociale e delle competenze, da collegare organicamente alla Camera dei partiti.

Vista l’importanza della partita in gioco, intorno alla difesa/rilancio del CNEL non è velleitario ipotizzare un fronte politicamente ampio e trasversale, in grado di abbracciare le diverse “anime” del centrodestra, presenti in Fi, Ncd, Fdi, nell’ Udc, nella Lega.

Pensiamo alla destra sociale, al solidarismo di matrice cattolica, al riformismo socialista, espressioni,   più o meno consapevoli, di una grande  tradizione “pratica” e “teorica”, che va rinverdita e convintamente  resa operativa, ora che il vecchio classismo appare tramontato e la partitocrazia è in affanno.

C’è qualcuno che vuole farsi carico di questa battaglia politica ed ideale ? Con la scusa della spending review non può essere gettato alle ortiche uno strumento essenziale sulla strada dell’inclusione sociale, della valorizzazione delle competenze, della reale partecipazione.

@barbadilloit

 

Mario Bozzi Sentieri

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