C’è stata una catena di ingiustizie, l’occupazione fascista, le persecuzioni titine anche contro chi non c’entrava niente. La lunga indifferenza in Italia per i massacri anche per gli stessi esuli. E oggi, forse, ancora strumentalizzazioni.
«Secondo me gli eventi vanno inquadrati in un contesto storico, vale a dire in quello del secondo conflitto mondiale. Di cui in questa occasione occasione si evita di parlare. E va detto con chiarezza: chi fu a preparare la guerra, chi aggredì le popolazioni inermi e chi la combattè».
Circa cinquemila le vittime gettate nelle cavità carsiche dette foibe, 25mila gli esuli. Fatti terribili, come vanno ricordati oggi?
«Non si deve consentire che la negatività del passato incida sul nostro presente, specialmente sulle giovani generazioni per cui il mondo d’oggi che non offre prospettive. In Italia il 46% è senza lavoro, la stessa cosa succede in Slovenia, il 52% in Croazia. Ecco pensiamo soprattutto ad essi e superiamo, anzi, dissidi, incomprensioni del passato. Dobbiamo andare avanti».