La lettera. Barcaiuolo (Fdi): “Donazzan sbaglia. In Forza Italia nessun condivisione delle scelte”

destraCaro direttore,

ho letto con attenzione, interesse e stupore le parole di una persona che stimo come Elena Donazzan. Non posso condividere le tesi con cui annuncia l’entrata in Forza Italia per difendere idee della destra politica. Molti di noi cinque anni fa avevamo creduto in un grande contenitore che potesse racchiudere al suo interno le diverse anime e sensibilità dei diversi filoni culturali e politici che avevano contraddistinto il centrodestra italiano dal 1994.

Il PdL – al contrario di quanto racconti la vulgata giornalistica – non era nato sul predellino di una auto nell’autunno del 2007 ma in un congresso alla fiera di Roma nel febbraio del 2009, dove l’intuizione di Silvio Berlusconi si concretizzava in un partito con regole e orizzonti che potessero guardare oltre al presente e oltre alla sua stessa figura. Purtroppo però quelle regole e quegli orizzonti sono rimaste lettera morta.

In un partito fatto esclusivamente di nomine del capo, con una legge elettorale che se possibile sarà molto peggio del porcellum, come fa ad esserci spazio per la destra? Ne abbiamo visto la prova pratica alle elezioni del 2013 dove i parlamentari provenienti da AN sono passati da un centinaio a poche unità per far spazio ai Razzi , agli Scilipoti e ai paracadutati lontani dal territorio (nella mia Emilia-Romagna tra Camera e Senato 8 eletti di cui solo due riconducibili vagamente al territorio).

Forza Italia resta un partito oligarchico in cui le tesi di Galan sulla famiglia,le tesi di politica estera della Boniver, le tesi sulla legalità di Verdini, e la cultura politica di Biancofiore e Gelmini saranno legge senza avere un luogo o uno spazio in cui discutere ed eventualmente contaminare altri con idee e valori differenti.

Per affermare le proprie idee servono mezzi attraverso i quali queste idee possano diventare rilevanti e maggioritarie in un partito, come si può pensare di farlo se non ci sono mezzi per farle diventare nemmeno la voce di una minoranza?

Serve far rinascere la destra in Italia e qualcuno ci sta provando con Fratelli d’Italia e con i movimenti che hanno aderito al progetto sancito dalla Fondazione Alleanza Nazionale. Molti stanno rischiando forse di perdere qualche posto minore, perché in Forza Italia per tutti noi sarebbe stato più facile farsi eleggere in comune o in regione dove le preferenze rendono onore a merito e radicamento, rispetto alla scelta di un partito nuovo dove il battiquorum è un rischio certo ma affascinante.

La nostra scelta differente, di una generazione, è sostanziata da due punti fermi: la nostra libertà e le nostre idee. Una generazione di cui credevo tu facessi parte a tutti gli effetti. E’ la generazione di Giorgia Meloni, Carlo Fidanza, Marco Scurria, Giovanni Donzelli, Augusta Montaruli, Maurizio Marrone, Ciro Mascio , Francesco Torselli, Salvatore Deidda, Fabio Mandelli, Raffaele Speranzon, Carolina Varchi, Michele Pigliucci, Gianfranco Turino, Alessandro Amorese, Cosimo Zecchi, Andrea Del Mastro, Enrico Pavanetto, Etel Sigsmondi, Federico Iadicicco, Francesco Acquaroli, e nel suo piccolo del sottoscritto. Abbiamo scelto di non arrenderci e di difendere quelle idee che ci hanno fatto innamorare della fiaccola da te citata venti anni fa. C’era anche allora un partito più grande che si opponeva alla sinistra, almeno sulla carta oggi come allora,e per di più con democrazia interna e c’era anche nel dopoguerra. Per fortuna qualcuno ha voluto fare allora una scelta diversa ed è grazie a quella scelta se oggi possiamo citare la fiaccola, grazie a chi 70 anni fa o 20 anni fa aveva scelto di non iscriversi né alla DC (né a Forza Italia).

Michele Barcaiuolo

Michele Barcaiuolo su Barbadillo.it

Exit mobile version