Il giorno dopo, proprio sul gesto della Boldrini, continua la protesta dei deputati di opposizione. Fabio Rampelli – immortalato nell’occupazione degli scranni del governo con il tricolore – contesta la decisione della terza carica dello Stato: «Non c’è alcun articolo del regolamento che preveda la ghigliottina sulla conversione dei decreti legge. Anzi c’è un articolo, il 154 che prevede esattamente il contrario e che “annulla” tutte le ‘procedure speciali’ che possano essere deliberate dalla presidente della Camera o dalla capigruppo. Abbiamo il timore che dietro la scelta della presidente ci sia stata una forte pressione da parte del governo, il che rende ancora più grave la decisione di inaugurare la ‘tagliola’ o la ‘ghigliottina’ che dir si voglia». Per queste ragioni il deputato di Fratelli d’Italia chiede «che sia invalidato il voto di ieri e che l’istituto della tagliola, applicato ieri in virtù di un articolo inesistente, sia normato per impedire che si trasformi in un esercizio arbitrario come è avvenuto ieri».
Tutto questo mentre a sinistra – nemmeno il giorno dopo – il tema non viene assolutamente trattato sul punto dolente della rivalutazione delle quote di Bankitalia. Sui social è presa in giro per il video virale pubblicato sul canale Youtube dei 5 Stelle dove i parlamentari del Pd vengono immortalati a cantare “Bella ciao”, proprio nel momento in cui «venivano regalati 7,5 miliardi alle banche private». Solo sul Manifesto è comparso un articolo critico tanto sul comportamento della Boldrini quanto sul decreto in sé: «La rivalutazione-ricapitalizzazione di via Nazionale per 7,5 miliardi avverrà con i soldi pubblici guadagnati da Bankitalia con la gestione della moneta circolante girata dalla Bce. In altre parole, la patrimonializzazione degli azionisti privati di Bankitalia — in prima fila Intesa San Paolo (30,3%) e Unicredit (22,1%) — sarà fatta con riserve della collettività, accantonate per far fronte a eventuali emergenze del paese. Somme enormi, visto che gli addetti ai lavori indicano rivalutazioni contabili comprese fra i 2,7 e i 4 miliardi per i due istituti di credito principali azionisti di via Nazionale. Inoltre sulle plusvalenze c’è una imposta agevolata del 12% invece che del 16%. E i critici calcolano che in pochi anni, attraverso la distribuzione degli utili futuri, le banche azioniste ripagheranno le tasse dovute all’aumento di capitale e inizieranno a guadagnare».