Politica. Lorenzo Guerini il portavoce Pd con il renzismo nelle vene

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(foto tratta dal profilo facebook ufficiale)

Un bravo ragazzo d’oratorio che arriva ai vertici della politica nazionale. Un cursus honorum di tutto rispetto, quello di Lorenzo Guerini, ormai braccio destro di Matteo Renzi alla segreteria del Pd. Per chi lo conosce non c’è da stupirsi, il renzismo è un abito che gli calza a pennello. Vediamo perché. La storia personale e politica di Guerini inizia a Lodi, prima nella parrocchia cittadina di San Lorenzo, poi nelle file della Democrazia Cristiana, del PPI e della Margherita, approdando infine al Pd. Consigliere comunale e assessore di una città che diventerà provincia di li a breve e proprio lui sarà il primo presidente della Provincia di Lodi, per due mandati. Successivamente diventa sindaco del capoluogo, fino al 2013, anno dell’approdo in Parlamento.

Un personaggio affabile, capace di limare eccessi e stranezze dei membri delle sue giunte e di schiacciare, pacificamente  si intende, delle opposizioni praticamente incapaci di tenergli testa. A Lodi Lorenzo Guerini piace ancora a molti, soprattutto al suo stesso partito, tanto da convertirne anche i membri di sinistra al neocentrismo e vincere le primarie, sostenendo il sindaco di Firenze, con percentuali bulgare.

Dall’oratorio al Parlamento, dicevamo passando per la Curia. Nella città di Lodi sopravvive ancora la struttura del comune medievale, con il Municipio attaccato al Duomo e al Vescovado. Una sola porta chiusa a chiave divide la vita civile da quella religiosa, porta che spesso si apre per sostenersi reciprocamente, e – come dicono i maligni – il Guerini non si faceva certo pregare: si scusi il gioco di parole.

Si può dire, insomma, che già anni fa l’ex sindaco di Lodi fosse il prototipo di un tipo politico che si sta imponendo oggi. Post ideologico, che non governa né bene né male ed è in grado di mantenere per lo meno lo status quo, capace di prendere i voti dei cattolici, della sinistra così come del centrodestra che, non avendo riferimenti, si ritrova a votarlo. Molto bravo a mediare e quindi utile in una fase in cui il capo del Pd si ritrova a fare accordi con l’arcinemico Berlusconi.

@cescofilip

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Francesco Filipazzi

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