Campidoglio. Esposto il tricolore di Manif pour tous: “In piazza contro la legge bavaglio”

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La bandiera tricolore di Manif pour tous esposta dai manifestanti in Campidoglio (foto tratta dalla pagina ufficiale di Mpt Italia)

Un tricolore gigante con al centro la famiglia tradizionale. La “Manif Pour Tous Italia” ha protestato così contro la decisione di  Ignazio Marino di esporre la bandiera arcobaleno (simbolo gay-friendly per eccellenza) dal 9 al 15 gennaio in Campidoglio. Un gesto simbolico, questo di occupare il balcone del Comune con il simbolo della famiglia, con il quale l’associazione ha rilanciato la sua agenda di appuntamenti contro la legge bavaglio in discussione per l’introduzione del reato di omofobia (tra pochi giorni il ddl Scalfarotto arriverà in Senato).

«Si tenta di far passare l’idea – accusano i rappresentanti di Manif pour tous – con iniziative come questa della “bandiera rainbow”, che la città sia omofoba e che come tale le vittime della presunta persecuzione necessitino di una tutela specifica, come se l’attuale ordinamento giuridico fosse manchevole da questo punto di vista e debba essere integrato da “leggi speciali”». A dare sostegno all’iniziativa è arrivato anche il “Comitato della Famiglia” (realtà nata nell’autunno del 2013 in seguito alla volontà manifestata dal Sindaco di Roma, e da vari Presidenti di Municipio, di istituire un registro delle unioni civili a livello comunale e municipale) che si è associata idealmente al flash mob: «Marino dimostra di avere una vera e propria fissazione rispetto a questo argomento. L’atteggiamento monomaniacale dimostrato dal Sindaco sta decretando politicamente un abbandono sempre più preoccupante della città, e mediaticamente lo sviamento dell’opinione pubblica rispetto alle questioni urgenti».

Tutto questo è stato solo il preludio della manifestazione nazionale che si svolgerà sabato proprio a pochi passi dal Campidoglio, precisamente in piazza SS. Apostoli (ore 15.30). Al sit-in, promosso da Manif pour tous, prenderanno parte diverse realtà laiche e molti esponenti della cultura e della politica. A spiegare le ragioni della protesta è il portavoce di Manif Jacopo Coghe: «L’obiettivo delle nostre manifestazioni – ha spiegato in un’intervista a Tempi – cominciate a luglio, è quello di far capire al paese che sta per passare una norma il cui scopo non è la tutela dalle violenze delle persone con tendenze omosessuali. Il codice penale protegge già ogni cittadino. Questo ddl, invece, prevede il carcere anche per opinioni ascrivibili al reato di “omofobia”, senza nemmeno specificare che cosa si intenda per questo reato. È chiaro, come lo stesso padre del Ddl ha dichiarato, che questa norma serve solo a mettere il bavaglio a quanti si dovessero opporre al successivo tentativo di introdurre il matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento. Il vero obiettivo della guerra “gender” non è questo, che è un mezzo, ma la distruzione della famiglia».

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