La cronaca. Entro il 31 dicembre, la giunta regionale avrebbe dovuto varare definitivamente l’istituzione dei liberi consorzi tra comuni e la fondazione delle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, enti chiamati ad assorbire le competenze delle province dismesse. Nei fatti, però, i nove mesi appena trascorsi non sono serviti alla maggioranza per raggiungere un testo condiviso.
Con il voto di sabato, si apre dunque un nuovo scenario. Se entro 45 giorni, infatti, il governo regionale non raccoglierà in aula i numeri necessari per varare un nuovo testo, i siciliani saranno chiamati a votare per l’elezione dei presidenti delle Province e il rinnovo dei consigli provinciali. Un quadro che cestinerebbe definitivamente ogni proposito riformista di Rosario Crocetta. Intervistato da LiveSicilia, il presidente della Regione ha parlato apertamente di gesto «controrivoluzionario» effettuato dai componenti della sua stessa maggioranza. Mentre dagli ambienti del Megafono è già partita la conta per individuare i nomi dei parlamentari che avrebbero sgambettato i piani crocettiani.
Le reazioni. Esultano, intanto, gli esponenti del centrodestra. Non trattiene l’entusiasmo Nello Musumeci, esponente de La Destra: «L’approvazione dell’emendamento del nostro gruppo dimostra che una parte dei deputati, di tutti i gruppi, è stanca di assistere impotente ai continui rinvii di un governo incapace di sostituire le Province che dice di volere cancellare». Per il vicepresidente dell’Ars, Salvo Pogliese (Forza Italia), la buca in cui sarebbe caduto Crocetta paleserebbe la fine della sua stessa coalizione: «La politica ‘tutta annunci e niente fatti’ del Presidente è ormai indigesta anche alla sua maggioranza, che ormai si è squagliata come neve al sole».