Effemeridi. Philippe Frédéric de Dietrich scienziato alsaziano vittima della furia dei Lumi

furia giacobinaIl 29 dicembre 1793 a Parigi fu ghigliottinato a 45 anni lo scienziato alsaziano Philippe-Frédéric de Dietrich, uno dei più famosi “savants” francesi dell’epoca, conosciuto in particolare per i suoi studi di geologia, mineralogia e chimica. Come geologo si occupò dei Pirenei e delle origini vulcaniche del Kaiserstuhl, la zona montuosa della Foresta Nera, nei pressi di Friburgo. Come chimico lavorò assieme ad Alessandro Volta e ad Antoine de Lavoisier. Anche quest’ultimo – chimico e filosofo – era destinato a finire vittima della Rivoluzione, ghigliottinato dopo pochi mesi (l’8 maggio 1794). Con il futuro “fratello dal collo mozzato” de Dietrich fondò anche la pubblicazione scientifica “Annales de Chimie”. Per questi suoi meriti divenne membro de l’Académie des Sciences nel 1786. Gran viaggiatore aveva anche appreso varie lingue che gli consentirono di tradurre e pubblicare testi scientifici, in particolare dal tedesco e dallo svedese. De Dietrich era un aristocratico, un barone, che dal re aveva ricevuto l’incarico di sovrintendere al controllo e alla salvaguardia dei boschi di Francia e della Corsica dalla deforestazione che stavano subendo. Ma fu anche, da posizioni politiche a favore della monarchica costituzionale, un fautore del rinnovamento liberale – sulla scia del suo amico marquis de La Fayette – al punto che, nel 1790, era stato nominato primo sindaco di Strasburgo, la sua città natale.

Proprio nelle sue funzioni di sindaco di Strasburgo, dette al Capitano della guarnigione alsaziana, Roger de l’Isle, l’incarico di scrivere e comporre un inno, il “Chant de l’Armée du Rhin” che diventerà poi noto come “La Marseillaise”. L’inno fu cantato la prima volta in pubblico proprio da Philippe-Frédéric de Dietrich, nel gran salone della sua abitazione di place Broglie a Strasburgo.

Entrato nel mirino dei rivoluzionari giacobini che aveva cercato di contrastare dopo i primi massacri, de Dietrich fu accusato di essere un nemico del popolo e di stare dalla parte dei “preti refrattari” (quelli contrari alla Costituzione civile del clero, al giuramento di fedeltà allo Stato) ma probabilmente la vera ragione fu la sua presa di posizione contro la condanna a morte del Re. Si rifugiò quindi in Svizzera, a Basilea, città di origine della moglie Sybille, sorella di Pierre Ochs, una delle personalità politiche svizzere più in vista. Nel 1793, evidentemente convinto di poter chiarire la sua posizione ma di sicuro preoccupato per l’avvenuto sequestro e il saccheggio delle sue proprietà, de Dietrich rientrò in Francia e fu catturato. Il figlio, Fritz, ufficiale dell’esercito, ne fu cacciato in contemporanea all’arresto del padre, tentò inutilmente di salvare l’azienda di famiglia e morirà a soli 33 anni. Senza perder tempo, i giacobini mandarono Philippe-Frédéric de Dietrich davanti al Tribunale rivoluzionario di Besançon e da lì a Parigi (fu recluso alla Conciergerie), per rispondere dell’accusa gravissima, mossagli da Robespierre, di essere uno dei più pericolosi cospiratori contro la Repubblica. In nome del popolo il Tribunale rivoluzionario parigino lo condannò rapidamente a morte e la sentenza fu eseguita il giorno dopo in place de la Révolution (oggi place de la Concorde). Del resto, tagliando la testa a de Dietrich, ad Antoine de Lavoisier, a Jean Sylvain Bailly (astronomo e matematico) e a molti altri savants, Roberspierre aveva sostenuto che la Rivoluzione non aveva bisogno di scienziati….. La famiglia dei baroni de Dietrich, che grazie al nonno di Philippe-Frédérich, nel 1684 aveva acceso il primo altoforno nella Jägerthal, nei tre secoli successivi, è stata una delle più importanti nel mondo industriale francese ed europeo nel campo della metallurgia (dalle rotaie per le ferrovie alle auto, agli elettrodomestici).

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Amerino Griffini

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