Calcio. Fallimento per l’Ascoli: il club che fu rivelazione con il patron Rozzi

Ascoli_1986_mitropa_rozziL’ultimo colpo, quello fatale, è arrivato in un freddo mezzogiorno di dicembre. Dopo una lenta agonia, l’Ascoli Calcio 1898, la “Regina delle Marche”, non esiste più. La sentenza del Tribunale della città marchigiana, che ha accolto le istanze dei creditori, ha decretato infatti il fallimento della società picena. La notizia non è di quelle che arrivano come un fulmine a ciel sereno, poiché la situazione era precaria da tempo, e lo spettro del fallimento si aggirava sempre più minaccioso dalle parti dello Stadio Del Duca.

Nella sventura, però, l’Ascoli è stato in qualche modo anche fortunato: il fallimento ‘in corsa’, infatti, consente al ‘Picchio’ di evitare la retrocessione dalla Prima Divisione, e mantenere la categoria. Il Tribunale ha inoltre disposto il sequestro conservativo del 35% del capitale della Sopren srl, società amministrata dal patron Roberto Benigni (omonimo dell’attore), il quale, però, dal 30 settembre scorso aveva lasciato la presidenza del club, nominando Guido Manocchio come nuovo numero uno. E la nomina di tre curatori fallimentari: il commercialista Zazzetta, che è stato anche curatore fallimentare dei rivali storici della Samb, e gli avvocati Gibellieri e Verdecchia, ex giocatori proprio dell’Ascoli.

Una fine romantica. Sebbene il fallimento sia un’onta per qualsiasi squadra di calcio, perché la storia sportiva è costretta ad arrendersi ad aspetti di natura prettamente economica (a maggior ragione se a causarlo è un presidente inviso alla tifoseria, la vera custode dell’identità di un club), c’è un che di romantico anche nella fine.

Innanzitutto perché a dare il ‘colpo di grazia’ all’Ascoli è stato un tifoso dei bianconeri, il giudice Raffaele Agostini, che in una breve conferenza stampa a margine dell’udienza ha ammesso: “Sono tifoso dell’Ascoli da sempre e non è stato facile prendere una decisione del genere. Purtroppo però era un provvedimento inevitabile perché l’insolvenza era palese e il fallimento non poteva essere procrastinato“. E soprattutto, per la data. Il fallimento è arrivato il 17 dicembre,un giorno prima del 19º anniversario della scomparsa dell’indimenticabile ‘Presidentissimo’, Costantino Rozzi,insieme a cui i bianconeri hanno calcato i campi della serie A per 14 anni – clamoroso quel 4° posto del 1979-80 con Giovan Battista Fabbri in panchina che però fece solo sfiorare la Uefa – e alzato al cielo la Mitropa cup. Quasi come se il fato avesse voluto restituire l’Ascoli nelle mani di chi l’ha reso grande, strappandolo a gestioni scellerate.

Il futuro del Picchio. Con la nomina dei tre curatori fallimentari, sono state poste le fondamenta per dare un futuro al calcio ascolano. Il tribunale provvederà alla stabilizzazione della situazione e all’esercizio provvisorio,mentre i tifosi saranno in prima fila per la raccolta di fondi per garantire almeno un prosieguo dignitoso della stagione. A cominciare dalla prossima trasferta a Nocera Inferiore, per la quale gli ultras hanno già raccolto 1500 euro. Ora la palla passerà a quegli imprenditori interessati all’acquisto del titolo sportivo,che verrà messo all’asta. L’obiettivo,così,sarà salvare 115 anni di storia e passione di un’intera città dal freddo oblìo del calcio degli interessi, e trasformare questo addio in un semplice “arrivederci”.

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Michele Mannarella

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