Libri. “Hegel e la tradizione ermetica” di Magee sulle rotte di Evola

hegel-ela-tradizione-ermetica-libro-64180Quel gran mago del filosofo! Verrebbe da dire parafrasando Battisti, che dedicò uno dei suoi ultimi album, “Hegel”, al grande e terribile filosofo di Stoccarda. Coincidenza divertente: l’album di Battisti era “ermetico” esattamente come il ricercatore americano Glen Alexander Magee ritiene che sia ermetico nella sua ispirazione più profonda il massimo pensatore dell’idealismo.

Il libro di Magee si intitola “Hegel e la tradizione ermetica” e vede in questi giorni la luce per i tipi delle edizioni Mediterranee. In fondo Magee, a qualche anno di distanza, riprende l’intuizione di Julius Evola che scorgeva nella filosofia di Hegel una aspirazione alla “iniziazione” rimasta in astratto. La “Fenomenologia dello Spirito” di Hegel descrive appunto il cammino della coscienza umana che si innalza di grado in grado fino alla “autocoscienza assoluta”, quella che per le grandi tradizioni spirituali si definisce illuminazione. Per giungere al traguardo del sapere completamente rischiarato, la coscienza attraversa le fasi della sensazione, della percezione dell’oggetto, della comprensione intellettuale, compie tutte le esperienze storiche, politico-pratiche, artistiche e teoretiche. Per Evola tutto ciò ancora non basta e per tale motivo riteneva che l’idealismo dovesse diventare “magico”: “idealismo magico” come il titolo di uno scritto giovanile del barone, molto apprezzato ai giorni nostri anche da un pensatore libero come Geminello Alvi.

Ora, la tesi di Magee è speculare a quella di Evola: l’americano ritiene che Hegel la magia ce l’abbia alle spalle e che nel suo cammino di formazione intellettuale si ritrovino le tracce di tante pensatori mistici ed esoterici della tradizione rinascimentale, soprattutto germanica: Meister Eckhart, Cusano, Bohme… Magee approfondisce le radici ermetiche del pensiero di Hegel e tratteggia una vera e propria “enciclopedia delle scienze occulte” come “preistoria” della “enciclopedia delle scienze filosofiche” di Hegel.

Tutti questi influssi in un certo senso animano il periodo romantico della formazione di Hegel. Ed il massimo filosofo idealista fu amico stretto di altri due pensatori romantici inclini al panteismo: Holderlin e Schelling. Holderlin nelle sue poesie rievocava una Natura originaria nella quale uomini e Dei si incontravano quasi a mezz’aria; il filosofo Schelling coglieva nella natura l’influsso dello Spirito, ovvero di una intelligenza superiore ordinatrice delle forme minerali, delle forze vitali, dei prodigiosi istinti degli animali. Quel medesimo spirito diveniva “cosciente” incarnandosi nella individualità umana.

Magee ricorda come il giovane Hegel proprio insieme a Schelling, frequentasse le sedute pubbliche di “mesmerizzazione”, ovvero gli esperimenti di ipnotismo e suggestione che in quell’epoca affascinavano i salotti culturali e lasciano intravedere forze sottili che si inserivano nella trama della natura sensibile.

Forse il massimo dei filosofi contemporanei sotto sotto era convinto che “ci sono più cose in cielo e in terra di quanto sospetti la filosofia”. Almeno la rozza filosofia di stampo  materialista.

*Hegel e la Tradizione Ermetica, Le radici occulte dell’idealismo contemporaneo, di Gleen Alexander Magee, a cura di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, introduzione di Massimo Donà (Mediterranee, Roma, 2013, pp. 328, euro 24,50)

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Alfonso Piscitelli

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