“Liberi e sovrani”, si leggeva così nel grande striscione che ha aperto la manifestazione che ha visto la partecipazione non solo di siciliani ma anche di manifestanti provenienti da diverse regioni del Sud. Un corteo – apartitico nel quale sono state bandite tutte le bandiere di soggetti politici – che si pone oggettivamente come una novità nel panorama delle contestazioni popolari italiane. Proprio questo, l’invito a ragionare in termini trasversali rispetto al contrasto all’installazione militare Usa, è stato il motivo per cui è nata la “Rete”: «Da tempo la realtà No Muos – spiegano dal comitato – era stata monopolizzata come battaglia di una parte, oltretutto minoritaria: una scelta illogica, questa della sinistra radicale, rispetto alla quale abbiamo voluto proporre un modo diverso di affrontare un problema che riguarda tutti i siciliani».
La giornata di ieri, però, è stata rovinata in parte dalla contromanifestazione (non autorizzata) animata dal “Movimento No Muos” che racchiude le sigle della sinistra antagonista. Alcune decine di esponenti dei centri sociali infatti si sono opposti fisicamente alla svolgimento della manifestazione. Le forze dell’Ordine sono intervenute e il bilancio è pesante: un arresto e tre feriti. Nelle parole di Di Domenico resta l’amaro: «Ora è il momento di isolare dal Movimento No Muos i centri sociali palermitani, responsabili degli incidenti e evidentemente al servizio degli americani».
Si spacca dunque, il fronte dei No Muos. Ma la condanna dal mondo dei social si indirizza tutta contro l’azione violenta degli aderenti al Movimento No Muos. Si legge tra i commenti: «Gli americani ora ringraziano». C’è chi poi si sofferma a riflettere: «Che dire? L’epilogo di questa manifestazione, alla fine, fa il gioco dei militari americani. L’unico modo per indebolire le ragioni di chi, legittimamente, protesta contro l’installazione in Sicilia delle antenne del mega-radar americano è quello di dividere l’intero fronte popolare».