Libri. “Fiamme Gialle in Guerra”: storie e imprese dei finanzieri italiani caduti

fiammeUn repertorio di episodi raccontati in modo inedito: ligio allo stile scientifico, da manuale, eppure ricco, al tempo stesso, di umanità e di rispetto. Dalla Grecia all’Albania, dal Montenegro al confine orientale, Fiamme Gialle in Guerra (Ed. Ibiskos, 12€) documenta, con minuzia di particolari, le imprese dei tanti militari che, sotto la divisa della Guardia di Finanza, hanno sacrificato la propria vita, fino all’ultimo respiro, per servire l’Italia. Non c’è spazio, in questo libro, per la retorica: l’eroismo emerge spontaneo dalle decisioni repentine, dai tentativi spinti allo stremo, dalla volontà infrangibile di portare a compimento il proprio dovere.

L’autore Gabriele Bagnoli ricorda eventi spesso poco noti, come quello del Dragamine 36, una modesta imbarcazione utilizzata per neutralizzare mine marine. Nel settembre del ’42 venne trasferito a Tripoli, dove rimase per circa 5 mesi: il 19 gennaio dell’anno seguente il minuscolo schieramento navale italiano venne attaccato da due imponenti cacciatorpedinieri inglesi. L’impresa era pressoché impossibile: le navi britanniche, grandi, veloci e molto ben armate avrebbero certamente annientato, in brevissimo tempo, quelle italiane. Il Comandante Giuseppe Di Bartolo diede allora ordine alle altre unità navali di disperdersi, cercando riparo verso la costa. Lui e l’equipaggio del Dragamine 36, dotato di un unico cannone, si avventarono contro il nemico nel tentativo di rallentarne l’offensiva. Non mancò il valore, ma la fortuna non sarebbe bastata: il fuoco nemico si avventò prima sulla piccola imbarcazione, poi sulle altre unità, sbaragliandole senza indugio. Del coraggio del Tenente di Vascello Di Bartolo e dei suoi uomini non rimane che una medaglia d’oro al valor militare, di cui il libro riporta fedelmente la motivazione.

In Fiamme Gialle in Guerra troviamo soprattutto eroi sconosciuti, non solo esempi di valore militare, ma anche tanti finanzieri che hanno accettato le sofferenze dei campi di concentramento tedeschi e titini. Come sottolinea la professoressa Sodini, autrice della prefazione, dietro le parole dell’autore, si intuisce “una onesta volontà di comprendere, di capire, di entrare dentro storie ed episodi che riemergono faticosamente alla luce dal passato”.

Silvia Quarante

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