A noi piacciono le facce toste. Perché? Lo spiega Luis Ferdinand Céline

céline e il gatto amato bebert in primo piano

Da “Viaggio al termine della notte” di Luis Ferdinand Céline

“Ne sono nate delle storie. C’era chi diceva: «’Sto ragazzo, è un anarchico, allora bisogna fucilarlo, è il momento e subito, senza esitare, bisogna mica gingillarsi, perché c’è la guerra!…» Ma ce n’erano degli altri, più. pazienti, che asserivano che ero soltanto sifilitico e folle autentico e di conseguenza andavo rinchiuso fino alla pace, o almeno per qualche mese, perché loro, i non matti, che avevano tutte le ragioni, dicevano, volevano curarmi mentre avrebbero fatto la guerra loro soli. Questo prova che per essere ritenuti ragionevoli, nulla di meglio che avere una gran faccia di bronzo. Quando hai una bella faccia tosta, quello basta, allora quasi tutto è permesso, assolutamente tutto, hai la maggioranza con te ed è la maggioranza che decide quel che è folle e quello che non lo è.
Tuttavia la mia diagnosi restava molto discutibile. Le autorità decisero dunque di mettermi sotto osservazione per qualche tempo. La mia amica Lola ebbe il permesso di venirmi a fare qualche visita, e mia madre anche. Era tutto.
Eravamo alloggiati noi, i feriti con turbe, in un liceo di IssyIcs-Moulineaux, organizzato apposta per accogliere e spingere con le buone o con le cattive a confessare, secondo i casi, i soldati del mio tipo il cui ideale patriottico era semplicemente compromesso o del tutto malato. Non ci trattavano per niente male, ma ci sentivamo tutto il tempo, comunque, spiati da un personale infermieristico silenzioso e dotato di enormi orecchie.
Dopo qualche tempo di sottomissione a questa sorveglianza, te ne uscivi con discrezione per andare o al manicomio, o al fronte, o ancora molto spesso al muro”.

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