I Fuochi di Buttafuoco e l’Italia nichilista a misura di Scalfari e Berlusconi

Leggendo Fuochi mi è venuta in mente una bella frase di La Rochelle, tratta dal Diario di un delicato: “La volontà di potenza del mio popolo muore in me davanti al mio padrone. Il mio popolo non si risolleverà dal mio cedimento difronte al mio padrone.” La Rochelle coglieva meglio di Marx l’essenza stessa dell’alienazione e della modernità.

Ma siccome Buttafuoco Pietrangelo, di mestiere penna dello spirito, non è un nichilista dell’Europa in divenire ma un siculo-normanno dell’Europa oramai unita dalla carta moneta che si è proclamata orfana del sangue, e siccome lui come Martin Heidegger guarda già oltre, al Dio che tornerà, può cogliere nei suoi splendidi Fuochi (Vallecchi) i due ultimi padroni dell’Italia. Ultimi padroni dell’Italia nichilista, appunto, immorale e per questo vivente. Silvio Berlusconi ed Eugenio Scalfari.

Il primo, la macchina desiderante di deleuziana invenzione: padrone in quanto liberato dal e per mezzo del denaro. Altro che Elogio della Follia, dice bene Buttafuoco, un padrone uscito dalle Mille e un notte, mentre senza vergogna egli materializza nella direzione di un “grande balzo in avanti” il premio di Allah: che cosa è la Minetti, nel nostro inconscio collettivo, se non una vergine dopata di mille possibilità? Donne del progresso per il padrone del progresso. Ancora il sogno di un uomo nuovo, qui e ora, ma senza esagerare: niente trans ad Arcore, si resta nel nichilismo attivo, la metefisica, o metapassera dell’androgino è lasciata ai depravati.

Il secondo, è il vero post-fascista. E’ il pedagogo opposto al Benigni scribacchino. E’ il pedagogo immoralista, quello che fonda un partito-giornale bestemmiando ogni dio e resta in piedi, ancora oggi, per dare fastidio al suo giornale e al suo partito. Unico capace alla filosofia del martello, da sinistra, l’ateismo in lui non stona; non è un vezzo, non un capriccio che maschera risentimento o debolezza: ma volontà di potenza! Lo annoiano i saggi del principio di non contraddizione. Scalfari anela ancora all’Uomo nuovo, qui e ora, con la maiuscola, fatto di carne e ossa. Certo è un progressista e per questo esalta il meticcio come razza superiore, più sana e più bella (se le razze son scelte bene). Capite la libertà e la volontà del padrone?

Ecco i due ultimi padroni dell’Italia, davanti ai quali Buttafuoco sembra non voler cedere: dopo di loro, il diluvio, di un nichilismo traboccante di moralità e grigiume, leggi giuste ed ominicchi, dignità e servilismo. Dopo questi un padrone unico, finalmente e definitivamente, il mercato, con la sua etica, la sua trascendenza e i suoi rituali. E allora, davvero, la nostra volontà tornerà a morire di fronte al nostro padrone.

Giacomo Petrella

Giacomo Petrella su Barbadillo.it

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