L’intervento. Fissare le tappe per la costruzione di partito unitario di destra

Alleanza nazionale

Oggi si tiene a Roma una manifestazione per far rinascere Alleanza Nazionale. Vi partecipo con rinato entusiasmo e con l’intima gioia di ritrovare vecchi amici, che ultimamente avevano fatto percorsi diversi. Posto, però, che il simbolo di An è parte del patrimonio della omonima Fondazione, che sola può disporne, è più che evidente che l’odierna manifestazione non potrà far rinascere giuridicamente Alleanza Nazionale. Essa sarà, piuttosto, una forte ed emotiva testimonianza di una assai articolata volontà politica di base, che invoca il ritorno sulla scena nazionale del più forte partito politico espresso dalla destra italiana. In un tempo nel quale tutti parlano di democrazia diretta, di primarie e di democrazia del web, mi auguro che alcuni amici ne prenderanno atto. Mi riferisco, in particolare, agli amministratori pro tempore della Fondazione, ai quali una serie di fortuite e sciatte circostanze ha dato in dote il delicato compito di gestire un enorme patrimonio, fatto di immobili e di contante, ma sopratutto di storia e di valori, rappresentati proprio dal simbolo di An, e al variegato grappolo di parlamentari, che si riconoscono in Fratelli d’Italia, ritenuti, a torto o a ragione, fra i più strenui oppositori della ricostituzione di An, bocciata come operazione nostalgica.

La manifestazione, quindi, più che un atto costitutivo, è un caldo e appassionato invito del popolo di destra, privo di un’adeguata rappresentanza politica, a costituire un forte e unitario soggetto politico. Non è nemmeno un randello o una minaccia da agitare in vista di prossimi appuntamenti elettorali. Io per primo e, sono certo, tantissimi altri ci rifiuteremmo di prestarci a qualsiasi strumentalizzazione, che non miri esclusivamente all’unità della destra italiana. Mi auguro, quindi, che un minuto dopo la manifestazione, sia possibile costituire quel tavolo comune, che sino ad oggi non è stato possibile attuare. Un tavolo che sancisca la volontà unitaria della destra politica e che tracci la strada per arrivare in tempi strettissimi a stilare il documento programmatico del nuovo partito e ad organizzarne l’assemblea fondativa. A quel punto, il problema della denominazione apparirà secondario. Quello che conterà saranno le idee, i programmi, i metodi. Sui primi, voglio ricordare che ripartire da An non significa solo recuperare un simbolo glorioso, ma anche tutto quello che, in termini di svolta e di rinnovamento politico, hanno rappresentato le tesi di Fiuggi. Adeguarle e aggiornarle sarà la sfida alla quale saremo chiamati tutti. Sui metodi, mi augurerei che il nuovo partito si facesse promotore di una grande e innovativa battaglia politica e costituzionale per il riconoscimento giuridico dei partiti, unica strada per garantire al loro interno effettiva democrazia, trasparenza, moralizzazione e rinnovamento, applicando da subito a se stesso regole interne ferree, democratiche e non eludibili.

* promotore dell’Associazione Pinuccio Tatarella

Salvatore Tatarella

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