Pd. Tesseramento gonfiato ed Epifani stoppa le iscrizioni: fine del partito radicato?

piddiStop alle tessere, sentenzia Guglielmo Epifani. Come si fa con lo stop al televoto. Troppe, in effetti, quelle che sono spuntate nelle ultime settimane. Un’impennata anomala di nuovi simpatizzanti del Pd, quando la partita congressuale procede senza troppi entusiasmi. I dati di alcune città parlano chiaro: Reggio Calabria (più 315,9%), Matera (304,3%), Napoli (303,0%), Campobasso (293,3%) e Termoli (264,2%). Senza contare poi le accuse, i veleni se non le vere e proprie risse all’interno delle federazioni.

Insomma, dopo che il caso legato alle tessere gonfiate ha riempito le pagine delle cronache locali come di quelle nazionali Epifani ha deciso di chiedere ai candidati di stoppare il tesseramento a lunedì: la segreteria del partito ha detto sì, mentre i quattro candidati si dividono tra favorevoli allo stop (Cuperlo e Renzi) e dubbiosi (Pittella e Civati).

Ma che cosa è successo? Si parla – tra sfidanti “locali” nei rispetti congressi – di presenze anomale di centinaia di votanti immigrati, di compravendita dei voti e così via. E i casi sono distribuiti in tutto il territorio nazionale: il rischio, secondo tanti, è quello di falsare il responso reale nel partito. Lo scopo? Una delle ragioni di tutto questo starebbe del fatto che le “primarie” dell’8 dicembre (aperte a tutti) hanno un candidato strafavorito (Renzi), mentre all’interno del partito – tra gli iscritti – il match resta più equilibrato. Il primo round del congresso, infatti, verterà sugli iscritti al partito. Lo “sfidante” Cuperlo sa già – e con lui il “Correntone” – che è qui che è possibile conquistare posizioni: è qui che si farà “opposizione” a Renzi.

Ma c’è di più. Come ha spiegato un osservatore attento di ciò che si muove a sinistra come Marco Damilano. Il caos tessere dimostra la crisi di un progetto se «il modello del partito pesante, il partito radicato sul territorio e vicino alle esigenze dei cittadini in alcuni casi presenta più iscritti che elettori» Ciò significa che «il collettivo si scioglie». Se a quanto pare una parte delle tensioni all’interno del Pd sono legate allo scontro al “vertice” tra Renzi e Cuperlo, dall’altro il fenomeno delle tessere gonfiate si spiega – secondo Damilano – con la più prosaica necessità di “buoni piazzamenti” all’interno delle realtà locali: in vista di incarichi pubblici, di prebende di cui il sottobosco della politica si nutre.

«Un gioco – avverte il giornalista – che andrebbe semplicemente interrotto. Ma sbaglierebbe Renzi a pensare che tutto questo possa favorirlo l’8 dicembre quando andrà a votare il resto del mondo, quelli senza tessera, nei mitici gazebo per le primarie. Impossibile che il vento di scissione scatenato nel Pdl resti senza conseguenze nell’altra metà del gioco, il Pd».

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