Assistere a una partita di Raonic, indipendentemente dal suo avversario, è un castigo per gli spettatori. Dotato di un servizio che raramente scende al di sotto dei 200 km/h, Raonic allunga le sue partite fino al tie break che, per fortuna di tutti, è l’eutanasia dei set che, altrimenti, non terminerebbero mai. Fuori dal servizio, Raonic è dotato di un buon diritto e di un modesto rovescio a due mani e, infatti, quando non è supportato dal servizio, o nei giochi di risposta, non è quasi mai pericoloso.
Difficilmente gli abbiamo visto giocare la volee, arte quella del gioco di volo ormai in realtà sempre più rara tra i giocatori del circuito. Circuito, quello del tennis mondiale moderno, che assegnando la stragrande dei punti su superfici veloci o velocissime, favorisce il servizio rispetto a tutti gli altri colpi e a qualunque strategia di gioco. Raonic, figlio del suo tempo, diventa il modello in negativo di uno sport che non si vuole bene e che deriva verso la wrestlinghizzazione.
Da poco Raonic si affida alle cure di quella volpe del circuito che è Ivan Ljubičić. Ljubo lo porterà ancora in alto in classifica ma Raonic, sono sicuro, non sarà mai numero 1.
@barbadilloit