All’Obama dei Tg-Istituto Luce preferiamo gli occhi dei ragazzi di Piazza Syntagma

C’è stato un momento, ieri sera, in cui la visione dei telegiornali ha sfiorato uno dei massimi livelli di surrealismo catodico. Quando, dopo mezz’ora di cronache sulla vittoria di Obama degne dell’Istituto Luce, sono scomparse le scene di giubilo di Washington e New York e sullo schermo sono apparse le immagini in arrivo da Atene. Parlamento assediato, cariche della polizia, manganellate e lancio di bottiglie molotov.

In Grecia il governo-fantoccio di Samaras (tecnicamente si deve chiamare così un esecutivo eterodiretto che non gode dell’appoggio della maggior parte della popolazione) perfezionava l’approvazione della nuova manovra lacrime e sangue richiesta dalla trojka Fmi-Ue-Bce: 13,5 miliardi di tagli e tasse, che forse rappresenteranno il colpo di grazia per la fragile economia ellenica. In uno sprazzo di sincerità l’economista americano Nouriel Roubini, uomo dell’Fmi e del Council of Foreign relations, quindi assolutamente schierato con i poteri forti della finanza internazionale, proprio ieri ha ammesso che: «È molto elevato il rischio che la Grecia debba uscire da Eurolandia nei prossimi 6-9 mesi». Aggiungendo che ci vorranno «Dieci-vent’anni perché Atene possa risolvere i suoi problemi». Dieci, forse vent’anni. In pratica una generazione, alla quale viene scientemente rubato il proprio futuro.

Negli Usa ieri sera risuonavano le parole di un Obama in formato kennediano («Crediamo in un’America generosa, tollerante, aperta ai sogni. Il meglio deve ancora venire»), che però non sembrano aver convinto appieno: niente a che vedere con le fantasmagoriche speranze (rivelatesi illusioni) di quattro anni fa. Nella culla del pensiero e della cultura d’Europa, cioè Atene, risuonavano invece le esplosioni delle bombe carta e le grida disperate di un popolo allo stremo.

Qual è finzione e qual è realtà? Dove dovrebbe guardare l’Italia: alle sirene al di là dell’oceano oppure all’incubo che si sta materializzando poche centinaia di chilometri a est dei nostri confini? Nel dubbio i mass-media hanno scelto per noi: ore e ore di vuoti approfondimenti sulle elezioni americane e pochi istanti di informazione sulla tragedia greca.

Forse per non turbare i mercati, quest’entità anonima (solo per chi non ha occhi per vedere, però) che hanno sostituto la figura del monarca assoluto, non dissimile da quelli pre-rivoluzione francese. Forse perché i padroni del vapore sanno che negli occhi dei ragazzi di piazza Syntagma si rispecchiano quelli di milioni di giovani italiani che un domani, neppure troppo lontano, rischieranno di trovarsi al posto loro.

George Best

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