Veneziani riparte da “Dio patria e famiglia” per opporsi a individualismo e consumismo

Dio, patria e famiglia è un trinomio sul quale si sono rette, per migliaia di anni, intere civiltà e tuttora molti paesi si basano su questi fondamenti. A partire dalla Rivoluzione francese in poi, nel mondo occidentale, questi capisaldi dell’Europa sono stati lentamente corrosi fino a tramontare del tutto nel Novecento, nella società liberale e liberista. La presenza del Sacro, del legame sociale dettato dalla comunità e dall’appartenenza a una stessa lingua, destino e cultura e infine il vincolo di sangue derivante dallo stesso ceppo familiare, non esistono più: la società materialista e consumista li ha cancellati. In un saggio (Dio, Patria e famiglia dopo il declino, Mondadori ed., pagg. 151, euro 18,50) Marcello Veneziani, studioso di filosofia, giornalista e saggista, analizza questo tramonto sottolineando che Cielo, terra e sangue, gli altri nomi con i quali si può esprimere il trinomio Dio, Patria e famiglia, ormai stanno finendo nel nulla: la modernità, ormai, ha cancellato questi valori. E Veneziani sottolinea che «non si conoscono civiltà prive di quei riferimenti mentre si conoscono civiltà che continuano a crescere sul piano dello sviluppo, avendo ancora un guscio originario di provenienza situato in quel preciso triangolo; per questo hanno le spalle forti».

Lo scrittore pugliese nel suo saggio denso ma accessibile a tutti descrive il significato e la funzione regolatrice del trinomio nelle comunità. Quali sono i motivi che hanno cancellato Dio, Patria e famiglia? Certo, la globalizzazione, un internazionalismo potenziato da tecnica e capitalismo; il materialismo, che ha contribuito a sviluppare l’amore per il mercato e per il consumismo ma, soprattutto, con riflessi diretti sul piano religioso, l’affermazione dell’individualismo esasperato, di origine liberale, che di per sé ha cancellato ogni aspirazione al Sacro, cioè al legame fra Terra e Cielo («religione» deriva da religare , ricongiungere) sostituendo alla realtà un mondo di idee astratte e virtuali, confinando l’uomo nella solitudine, dopo lo sfilacciamento del legame sociale. Dio, Patria famiglia sono stati sostituiti con la Tecnica, l’economia e l’Io, afferma Veneziani, e l’uomo non è più parte di un tutto, ma una monade. La critica di Veneziani colpisce in particolare il liberalismo che, come detto, spinge all’affermazione dell’Io e alla soddisfazione individuale dei propri desideri: questi diventano il principio assoluto sul quale si basano le relazioni individuali. In altre parole, senza il senso del sacro, dell’appartenenza e del sangue, si finisce per non avere più un senso, un obiettivo, un destino. Si vive come se la vita fosse una parentesi biologica di fronte al consumo, l’individualismo e al soddisfacimento dei propri piaceri. Così vengono tradite le tre dimensioni originarie dell’uomo: la dimensione verticale, che protende verso l’Alto, quella orizzontale, che situa l’uomo in una comunità e la dimensione interiore che pone l’uomo nelle proprie origini. Questo paradigma è saltato, si vive nel proprio tempo e nel limite della società dei consumi. «Chi è figlio del proprio tempo presto rimarrà orfano» dice Veneziani. E ricorda che Platone nelle Leggi distingueva i comuni reati dai sacrilegi che definiva delitti commessi contro gli dei, lo Stato-Patria e i genitori. Solo per quelli Platone ammetteva la pena capitale.

Ma negli ultimi capitoli Marcello Veneziani lascia uno spiraglio, una possibilità di recuperare alcuni valori da proiettare nel futuro e questo dimostra che questo libro non è – come a tutta prima potrebbe sembrare, trattandosi di uno scrittore tradizionalista -un’elegia nostalgica del bel tempo che fu, ma un’analisi della fine di un paradigma di fronte alla modernità e un tentativo di interpretare cosa ci aspetta. Marcello Veneziani analizza, legge senza alcun complesso i mutamenti della società contemporanea e delle sue rovine.

* da La Gazzetta del Mezzogiorno

 

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

Exit mobile version