Calcio. La querelle Gomis a Bari e l’abbaglio di vedere il razzismo dietro ogni fischio

 

La caccia ai presunti razzisti o “discriminatori territoriali” negli stadi sta generando situazioni surreali sul modello della caccia agli Ufo… L’ultimo caso? A Bari. Tutto è scaturito da un tweet del portiere del Crotone, Alfred Gomis, subito dopo la partita di campionato di serie B al San Nicola contro i pugliesi. “Una vittoria ottenuta alla faccia di tutti quelli che vengono allo stadio non per tifare la propria squadra, ma per insultare i calciatori di colore”.

Qualche parolaccia di uso corrente sulle gradinate l’ha ricevuta dalla curva il portiere senegalese, ma la discriminazione razziale non c’entra nulla. L’estremo difensore è stato fischiato in un paio di occasioni dal pubblico dell’Astronave di Renzo Piano. Il Bari era in svantaggio e Gomis ha volutamente perso tempo nelle “rimesse dal fondo” e, dopo il gol di Joao Silva, ha trattenuto la palla per non consegnarla agli avversari al fine di ritardare la ripresa del gioco. Insomma la classica situazione nella quale chi vince cerca di addormentare il gioco e dalle tribune piovono fischi e repimende, senza guardare affatto il colore della pelle dei calciatori.

 

Del resto, questo trattamento è riservato a un qualsiasi attaccante che finge i crampi per guadagnare secondi o a un giocatore appena sostituito che comincia a stringere le mani di tutti gli avversari per far scorrere le lancette più velocemente. Nessun “buh” razzista, dunque. Solo fischi e frustrazione di una tifoseria che voleva la vittoria in casa. Il Bari ha replicato citando come testimoni i dirigenti del Crotone in panchina che non hanno ascoltato alcun coro razzista. Il club manager dei pugliesi Gianluca Paparesta: “Episodio inesistente”. Di questo passo, pur di sanzionare le curve e il tifo italiano, si arriverà ad introdurre il reato di “razzismo immaginario”.

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Italo Cinquepalmi

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