Ritratti. Vito Crimi lo sguardo alla Furio (di Verdone) per un pentastellato senza fantasia

Vito-Crimi1-620x350Con quella faccia un po’ così, con quella voce un po’ così, Vito Crimi sembra proprio essere il fratello del mitico Furio, il socio Aci che in Bianco, rosso e verdone è costretto a viaggiare lungo l’Italia per poter andare votare. La moglie lo molla all’Autogrill, i figli sono disperati, ma lui ripassa la tabella di marcia ed è contento. Non fa sconti a se stesso: è corretto e veloce perché ha una voglia matta di darsi le pacche sulle spalle e dirsi che, “sì”, lui è bravo. Pratica estrema di autoerotismo, vecchia conoscenza dei politici in cerca di flash che al mattino, rasoio in mano, resterebbero ore a specchiarsi, ma hanno aula e, purtroppo, devono lasciare.

Furio o Vito Crimi?

Vito Crimi, allora. Con quella faccia un po’ così, in effetti, le sue battute dovrebbero far ridere, e forse quantomeno per pietà dovrebbe esserci una legge che ci obblighi a sorridere. Come sono solite le maestre, bisognerebbe abbozzare e dire che “apprezziamo l’impegno” e magari la volta successiva va meglio. Non bisogna buttarlo giù, insomma, perché sarebbe triste per lui ritrovarsi, solo e sorridente, ingabbiato in gineprai che lui stesso ha costruito. L’infelice battuta su Berlusconi, la prostata e la vecchiaia, ad esempio, ha fatto il giro del web, ma non solo: lui ha messo a rischio il voto della Giunta che proprio in quei minuti decideva delle sorti del senatore Berlusconi e, un po’, anche dell’Italia stessa. Gli è andata bene, tanto bene che poi, in treno, è stato beccato mentre dormiva. Avrebbe dovuto ammettere di aver fatto una sciocchezza e invece ha tergiversato e alla fine tutto è finito in caciara. Tutto, velocemente, è rientrato, come se le sue gaffe e le sue parole fossero state superate dagli altri commenti; come se altri tweet avessero sommerso le sue frasi. Come succede “sulla rete”, che ha creato Crimi e che lo sostiene. La velocità è stata alleata fedele e solo così se l’è cavata, in un’altra epoca non ce l’avrebbe fatta (e vai a spiegare, ora, i benefici della modernità).

Lui, che dei 5 Stelle è stato anche capogruppo a Palazzo Madama, è, però, un personaggio vero: “Ogni Paese ha la classe politica che si merita”, dicono i saggi e in Italia c’è Crimi. Dopo essere stato eletto, il palermitano trasferitosi a Brescia si è comportato come tanti altri suoi compaesani farebbero se potessero andare in gita qualche anno in Parlamento: sguardo fiero ed impettito, davanti alle telecamere è sempre pronto a far vedere a tutti come si fa e a dire quello che è giusto senza esitazione. Calato a pieno nelle vesti di Furio, Vito Crimi sopravviverà e se non sarà lasciato per strada dalla moglie e se non farà impazzire i suoi figli, sarà solo perché avrà trovato compagni di strada come lui. L’Italia ne è piena: lui è in Parlamento e ci tornerà, anche se dovesse cambiare la legge elettorale. Gente come lui, che ha sacrificato la fantasia e l’estro, troverà sempre spazio per mettere in mostra l’abito della domenica durante il festival delle ovvietà. Riuscirà a fare ancora battute cattive (non solo per gusto) e riuscirà a passare per tante altre volte come l’uomo con la mezza verità in tasca – quella mezza cosa che vale tanto, appunto, un’ovvietà. Raccoglierà, anche, gli applausi perché i suoi fan saranno contenti di sentirgli dire che “la casta fa schifo, ma che vi dico a fare come si vive bene a Roma?!” e quindi ce lo ritroveremo ancora un po’, seduto con gli occhi chiusi al suo scranno e ribelle conformista in conferenza stampa. Sarà puntuale e senza fantasia, come un pezzetto d’Italia messo lì in mostra per ricordare quello che un tempo fu quel Parlamento: al centro dell’emiciclo mostrerà i regolamenti ai giornalisti e ripeterà, come un mantra, gli anatemi di Beppe Grillo perché ripetere è più semplice che creare e quindi tanta fatica è meglio non sprecarla. La cravatta, per questo, sarà sempre a posto: quando rinunci al fantasioso superfluo, puoi solo sperare che il tuo nodo sia fatto bene.

@mchicco

Michele Chicco

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