Wandering Fitzy, un bizzarro filosofo vagabondo, lo accoglie e gli fa da maestro. Il ragazzo vuole solo vendicarsi degli indiani, ma scopre dopo un po’ che il padre era stato a sua volta un loro massacratore e comprende che il bene e il male non sono così facili da decifrare. Diventa così Za-gor-te-nay “lo spirito con la scure” o, più brevemente, Zagor, un eroe pronto a schierarsi con gli oppressi, di qualsiasi colore essi siano. Gli indiani se lo fanno amico perché lo credono uno spirito immortale, i bianchi invece lo rispettano visto i cazzotti e la fama che lo precedono. Si calcola che in Italia siano, a tutt’oggi, ottantamila i fan di Zagor, senza contare quelli di Brasile, Croazia, Serbia, Spagna e Turchia dove il testo è stato tradotto e venduto regolarmente. Questo film viene presentato a pochi giorni dalla scomparsa di un grande amico della Sergio Bonelli Editore, Giuliano Gemma, che negli anni 70’ aveva interpretato Tex Willer nel celebre film omaggio al personaggio dei fumetti italiani, anch’esso molto apprezzato all’estero. Dopo Dylan Dog il film, qualche anno fa, e il “Della morte dell’amore” con protagonista l’attore che fu l’iconografia di Dylan per Tiziano Sclavi, Rupert Everett, nei primissimi anni 90’, e dopo appunto il film con Giuliano Gemma su Tex Willer arriva sul grande schermo un altro grande cult del fumetto tricolore che rende un giusto tributo alla fortunata serie di Zagor. Non parliamo più di un fenomeno d’etichetta, come lo definirebbe qualche sociologo snob e snobbato, il fumetto all’italiana continua a superare mode, crisi e difficoltà. Per chi avesse dubbi basta chiedere al premier Enrico Letta, fresco di fiducia, che qualche tempo fa ha confermato di essere un grande lettore dell’Indagatore dell’Incubo Dylan Dog. Altro che fantapolitica, il fumetto italico è roba seria.