La videointervista. Giovanni Lindo Ferretti ad Atreju: “Le radici sono fondamentali”

Lindo Ferretti AtrejuGiovanni Lindo Ferretti ad Atreju per “conoscersi e riconoscersi” sempre nuovamente, stavolta tra i volti attenti e curiosi dei giovani che animano la cinque giorni a Roma. Ferretti si definisce “un vecchio punkettone”, uno che non si scandalizza di scandalizzare quegli ambienti ai quali sente di non dover dare altre spiegazioni. Le sue posizioni sono sempre state chiare in effetti, più volte urlate ed amplificate, fermate nei testi: “Non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono m’incepperò”.

Insomma, Ferretti non vuole essere messo sotto una teca, non gl’importa se questo gli costerà le lodi, a lui interessa “continuare”, a sorprendersi ed a sorprenderci. A partire dallo stupefacente percorso di recupero della sua storia ancestrale, fatto in questi anni: “Sono italico ancor prima che italiano, il mondo non è nato il 25 aprile del 1945 e rispetto all’Unità d’Italia, quando si è verificata, eravamo già svezzati”. La memoria storica di cui parla Giovanni è personale e profonda come un solco primigenio. Un’impronta indelebile che dà all’uomo una collocazione precisa e non casuale, che non va sottovalutata ma rivalutata in tutta la sua complessità ed il suo mistero: “Sono una creatura con una storia, che non bisogna mai rinnegare per accedere alla modernità, perché le radici sono fondamentali.”

Rimasto deluso dalla rivolta, riconsidera quanto fatto e lo fa in forma pubblica, in mezzo ai ragazzi ai quali augura: “Crescete sani, forti e liberi”.

Ecco l’intervista:

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Elena Barlozzari

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