L’Appennino come “patria in salita” tra gli dei italici: il saggio di Diamanti

"Una patria in salita" è un libro dedicato a chi si porta l'Appennino dentro, a chi considera che le aree interne del nostro Paese possano in qualche modo restituire valore alle nostre aree interiori

Una patria in salita di Gian Luca Diamanti

L’Appennino spopolato e spolpato, da Sud a Nord, è ancora una patria? Lo è mai stato? Di sicuro è “Una patria in salita”, che è il titolo del nuovo libro di Gian Luca Diamanti per Rudis Edizioni. “In salita” perché è una patria difficile da riconquistare, da abitare e da riabitare, ma è “in salita” anche perché è una patria che non ha confini verso l’alto, (“sopra le montagne ci sono solo il cielo e il cosmo”) e dunque è una patria verticale. Perciò “Una patria in salita” è un libro dedicato a chi si porta l’Appennino dentro, a chi considera che le aree interne del nostro Paese possano in qualche modo restituire valore alle nostre aree interiori, a chi pensa che nonostante tutto le montagne di mezzo siano ancora una miniera di cultura, di tradizioni, di senso. Idee e valori che potrebbero e dovrebbero essere usati perfino a valle in una società che ormai va in tutt’altre direzioni.  “Se si salva l’Appennino, (anche quello interiore) si salva l’Italia”, dice l’autore, perché l’Appennino, spina dorsale d’Italia, nel suo abbandono e nella sua attuale marginalità, conserva (si potrebbe dire in fresco) valori fondanti per il nostro Paese: il senso di comunità, l’essenzialità, la frugalità, la capacità di convivere con la natura, il senso del sacro, molto in controtendenza rispetto all’attuale way of life.
Il libro indaga innanzitutto proprio il senso del sacro, dedicando l’intera prima parte ad un viaggio tra boschi, cime e grotte, in compagnia delle più antiche divinità italiche, da Giano a Vacuna, da Soranus a Marte, Feronia e Mefite fino agli dei delle Tavole di Gubbio e a quelli elencati nella Tavola osca di Agnone. La memoria del culto degli antichi dèi, sulle cime, nei boschi, in templi trasformati poi in chiese, segna la potenza di luoghi speciali, indica nel presente la via per incontrare il genius loci, aiuta a capire perché, anche nella modernità, sopravvivano usi, feste, idee che hanno radici antichissime, come le nostre montagne o come i popoli italici che le abitarono all’alba della storia.
Nella seconda parte “Una patria in salita” propone un altro diario di viaggio alla ricerca delle “meraviglie” delle aree interne, che spesso sono molto semplici ed essenziali e si possono trovare anche in un paese abbandonato, nel lavoro di una pecorara, nelle associazioni dei ragazzi che fanno rivivere la tradizione dell’essiccazione delle castagne nei metati sull’Appennino ligure, o in quelle di chi tiene in vita la cultura e la lingua
arbëreshe tra le montagne della Calabria.

“Portarsi dentro l’Appennino, diventa così un programma di vita, una mappa d’orientamento. Significa onorare una patria antica, confrontarsi con i patres, i nostri antenati, con chi ha già vissuto qui e ha segnato questa terra di mezzo, nominandone i numi, tracciando solchi per terra e sentieri nei boschi, cercando la direzione nella nebbia, sulla neve fresca, alzando lo sguardo sulle stellate notturne. Significa provare a entrare in confidenza con chi questa terra ha seminato e dalla sua sacralità si è fatto segnare l’anima”.

*“Una patria in salita – Dèi e meraviglie in Appennino” – Gian Luca Diamanti – Rudis Edizioni, 2024
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Maurizio Raggi

Maurizio Raggi su Barbadillo.it

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