Siria. Passa la linea diplomatica della Russia: Assad accetta la mediazione. E Obama rifiata

putinanteUna prova di diplomazia che potrebbe avere effetti reali per evitare un conflitto che (quasi) nessuno vuole ma che rischia di travolgere equilibri internazionali e un’intera regione. Quella che ha visto protagonista Vladimir Putin sul caso delle armi chimiche è una “trovata” che potrebbe disinnescare una crisi tra “blocchi” che non si vedeva dai tempi della guerra fredda. Secondo quanto riportato da diverse fonti, Assad avrebbe accettato la proposta avanzata dalla Russia di mettere sotto controllo internazionale il suo arsenale di armi chimiche.

La notizia è rimbalzata subito oltreoceano, tanto che lo stesso Obama – che stasera parlerà alla nazione insistendo comunque sull’autorizzazione all’uso della forza da parte del Congresso – lo ha definito «uno sviluppo potenzialmente positivo». Bashar Al Assad, da parte sua, si sarebbe dichiarato disponibile a gestire con i russi una “consegna” così delicata. Una prova di fiducia da parte del presidente siriano che testimonia il ruolo crescente a livello diplomatico della Russia. Tant’è che lo stesso Obama sembra voler per lo meno tentare di cogliere l’occasione per ridisegnare quel suo “ultimatum” che lo ha isolato a livello internazionale.

Una soluzione politica – nata a quanto pare da un colloquio riservato tra i due leader a margine del G20 appena concluso – che potrebbe avere effetti benefici per ambedue i contendenti. All’inquilino della Casa Bianca potrebbe togliere l’imbarazzo di dove dare continuità alla “promessa” di intervento militare qualora Damasco avesse utilizzato le armi chimiche. Per il presidente russo potrebbe rappresentare un sospiro di sollievo, dato che si è pubblicamente impegnato a sostenere Assad nel caso di un attacco militare.

Se tutto dovesse essere confermato il gioco della parti – per lo meno quelle etichettate dal mainstream dell’informazione – potrebbe fatalmente invertirsi: con il “despota” russo che trova una via per la pace convincendo il “premio Nobel per la pace” a desistere dal portare avanti un’azione di guerra.

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