Nuova uscita. “Svelare la morte” di Fausto Gianfranceschi

Il volume pubblicato dal Cinabro è impreziosito dall'introduzione di Marcello Veneziani

Svelare la morte, di Fausto Gianfranceschi

Fausto Gianfranceschi (Roma, 15 febbraio 1928 – Roma, 19 febbraio 2012), scrittore e giornalista, è stato caposervizio per le pagine culturali de Il Tempo e ha diretto per primo Intervento, la rivista culturale fondata da Giovanni Volpe. Ha pubblicato diversi saggi e romanzi (Il sistema della menzogna e la degradazione del piacere, 1977 ripubblicato nel 2022 da Iduna), alcuni dei quali premiati (L’ultima vacanza 1972: Premio “Un libro per l’estate”), e curato le introduzioni critiche di diverse opere (tra cui Biondo era e bello di Mario Tobino, 1979).

Giovane militante ed esponente della destra rivoluzionaria e nostalgica, ha patito il carcere per le sue idee contro il suo tempo. Polemista e narratore sanguigno e diretto (Stupidario della sinistra, 1992; Il Reazionario, 1996), Marcello Veneziani (La Verità, 2022) ha scritto della «sua fierezza stoica e cristiana» che «fece di lui un maestro di carattere e di coerenza, che visse la propria vita come milizia».

Nel mondo contemporaneo esiste un colpevole divieto di nominare la morte. Ha scritto, invece, Octavio Paz: «Le sole grandi civiltà sono quelle che riconciliano la vita con la morte. Bisogna che l’idea della morte ritorni nel cuore della vita». Questo trascinante saggio di Fausto Gianfranceschi studia, in forma rapsodica, il senso della morte e il suo tabù. La morte come fondamento della ricerca dei limiti naturali altro non è che il compimento della vita. Chi scruta la morte scopre l’azione dell’invisibile nel mondo, la virtù metamorfica della realtà. Il riconoscimento della morte svela il senso del bene e del male, disseppellisce il frutto che dà il nutrimento della conoscenza. Fare della morte un tabù sconveniente, sconsacrare la morte, circoscrivere diabolicamente la morte nell’ambito dell’inesistenza, ridurla ad una probabilità o ricorrenza statistica, significa, invece, legittimare il disordine e la violenza. Accettare la morte significa addomesticarla. Disconoscerla signfica renderla selvaggia. Occultando la morte – asserisce l’autore – se ne vuole occultare la forza metaforica. La morte non ha soltanto un significato pauroso; ne ha molti altri: come paradigma dei limiti invalicabili; come immagine della deperibilità dell’esistenza; come segno della corruzione umana; ma anche come pietra di paragone delle differenze, delle qualità, della forza d’animo, della coscienza personale, della serenità interiore, dell’eroismo.

Fausto Gianfranceschi dimostra che il disconoscimento ideologico e verbale della morte è parallelo al disconoscimento materiale della vita, ossia che la morte innominata, nascosta, diventa più facilmente padrona delle coscienze e dei corpi. Queste pagine compongono, dunque, non tanto un libro sulla morte, quanto un libro sulla vita (dalla quarta di copertina della prima edizione).

*Svelare la morte, di Fausto Gianfranceschi, prefazione a cura di Marcello Veneziani, prima edizione: Rusconi 1980, seconda edizione: Cinabro Edizioni 2023 – Collana: Paideia, pp. 134, euro 15
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Antonio Fiore

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