Europa League. Calciatore stoppato alla frontiera: la Russia non riconosce il Kosovo

Nushi_VorderseiteDove vai se il riconoscimento diplomatico non ce l’hai? Attorno all’ex Coppa Uefa scoppia un caso internazional-calcistico tra Russia, Svizzera e Kosovo. Ma andiamo per ordine.

Giorni fa, il San Gallo – gloriosa formazione elvetica del cantone di lingua tedesca, che reclama, per altro, l’onore di aver ‘inventato’ il calcio di rigore a due nel 2012 – deve affrontare, per i turni preliminari dell’Europa League nientedimeno che il prestigiosissimo, ma ultimamente appannato, Spartak Mosca. La truppa svizzera organizza la trasferta nei minimi particolari, come al solito. Ma un dettaglio, proprio perché tanto ‘solito’ non è, viene trascurato dagli organizzatori: sulla linea mediana biancoverde, infatti, agisce Kristian Nushi, 31 anni, maglia numero ‘sette’ e una carriera pallonara quasi tutta nella massima serie del Paese degli orologi e della cioccolata. Nushi, però, ha un grosso ed ingombrante ‘problema’ che gli negherà il visto d’ingresso e la trasferta in terra russa: il centrocampista, infatti, ha passaporto kosovaro e Mosca non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina, anzi, continua a sostenere a spada tratta nelle organizzazioni internazionali le ragioni dei ‘fratelli’ della Serbia. Perciò, Nushi, con documenti non in regola per le autorità moscovite, ha dovuto guardar la partita dal divano di casa.

La società svizzera, a dircela tutta, non ha drammatizzato più di tanto. E poi, metteteci pure la vittoria per 4-2 in casa dello Spartak che, nonostante tutto, non è certo cosa che capita tutti i giorni. Chi si è offeso a morte è stato il Kosovo, che per mezzo della Federcalcio kosovara ha eretto subito la barricata anti-slava. La federazione di Pristina ha immediatamente scritto al presidente Sepp Blatter, autocrate della Fifa, lamentando l’accaduto e bollandolo come ‘utilizzo politico dello sport’. Ma stavolta non è così scontato l’intervento della Cavalleria “politicamente corretta” invocata dal Kosovo.

In Russia molte cose sono cambiate al punto che la Fifa ha accordato alla terra degli Zar il privilegio di organizzare i Mondiali che si terranno dopo quelli in programma l’anno prossimo in Brasile. Del resto, Mosca non ha fatto altro che mantenere la sua tradizionale posizione sulla geopolitica dei Balcani. Ed ha dimostrato non intende far sconti a nessuno, nemmeno per una partita di pallone.

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Enrico Albertosi

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