Segnalibro. Il progressista? Un nemico interno alla patria che rinnega i propri avi

La casa editrice Eclettica pubblica "Oicofobia" di Spartaco Pupo, profonda analisi del "ripudio della nazione" e di sé stessi

Oicofobia di Spartaco Pupo per Eclettica

L’oicofobia è il rifiuto della propria nazione, storia, cultura, il rifiuto dei propri avi. E’ un aspetto del wokismo, della sinistra radical chic, del politicamente corretto, è una realtà che affligge i progressisti: denigrare tutto ciò che è identità, patria, costumi e tradizioni, provare quasi vergogna, per esaltare solo ciò che è lontano, ciò che è altro, amando tutte le patrie tranne che la propria, negando la propria cultura e ciò che di grande in passato le generazioni che ci hanno preceduto hanno realizzato. Lo scopo? Cancellare le identità partendo dalla propria. Essenziale è però capire le dinamiche mentali che affliggono i progressisti che, per l’affermazione della loro pseudocultura, continuano a portare avanti discorsi a favore della globalizzazione e della cancellazione di sé e della propria memoria, dei propri consumi, in un forsennato negazionismo dell’identità.

Spartaco Pupo, ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università della Calabria e membro del comitato scientifico dell’Istituto Stato e Partecipazione, ha scritto un libro sul tema, Oicofobia. Il ripudio della nazione, edito da Eclettica. Pupo affronta il tema con grande attenzione anche perché, come sottolinea nelle prime pagine, il tema non è ancora presente nel dibattito pubblico, contrariamente all’omofobia o alla xenofobia. Forse perché la classe progressista oicofoba (una volta a favore dell’internazionalismo e oggi della globalizzazione) colta e magari accademica non ha mai svolto una critica scientifica o, quanto meno, di costume, contrariamente che per l’omofobia o la xenofobia. Oicofobia (oikos, casa; phobia, paura) significa paura della propria casa, avversione verso le proprie radici. Chi ha coniato questa espressione? Per alcuni, il pensatore conservatore Roger Scruton che intitolò “Oikofobia” un saggio pubblicato nel 1993 sulla rivista scientifica “Journal of education” per affrontare e interpretare quella deriva di una parte del ceto intellettuale progressista. Secondo altri, trattandosi di un problema che ha origine psichiatriche, l’origine è da ricercarsi negli studi dello psichiatra italiano Bernardo Salemi Pace, docente all’Università palermitana e direttore dell’ospedale psichatrico che dedicò due opere all’oicofobia fra il 1881 e il 1882. L’espressione di questa tendenza patologica venne traslata anche in campo politico per indicare il rifiuto delle proprie origini.

Pupo svolge una analisi non solo sull’origine dell’oicofobia ma anche sull’uso politico che i progressisti ne fanno. L’autore segnala anche come certa editoria italiana abbia stravolto il pensiero di illustri filosofi come Hume eliminando dai suoi libri brani che avrebbero spiegato compiutamente il suo pensiero. Hume non era affatto oicofobo ma certe antologie erano curate in maniera tale da farlo sembrare. Inoltre, viene analizzata, in un capitolo, l’identità nazionale, l’esterofilia e la necessità di una autostima collettiva per rivalutare il concetto di comunità che è alla base del concetto di patria. Nella civilizzazione attuale il politicamente corretto, il wokismo, la cancel culture offrono prove del pregiudizio e della decadenza che un nemico interno alla nazione può esprimere. Il libro di Pupo è un libro da leggere e meditare.

Spartaco Pupo, Oicofobia. Il ripudio della nazione, Eclettica ed., pagg 185, euro 16,00; (ecletticaedizioni.com)

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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