Storia. “Fino all’inferno e ritorno”: le imprese aviatorie di Ettore Muti

Il saggio di Fabrizio Vincenti su l legionario fiumano definito da Gabriele d'Annunzio "un pugno d'incenso sulla brace"

“Fino all’inferno e ritorno”, il saggio su Ettore Muti di Fabrizio Vincenti

Voi siete l’espressione del valore sovrumano, un impeto senza peso, un’offerta senza misura, un pugno d’incenso sulla brace, l’aroma di un’anima pura”: così Gabriele d’Annunzio definiva Ettore Muti, volontario minorenne nella Grande Guerra, poi legionario a Fiume, squadrista e fedelissimo di Mussolini. Una vita, quella dell’eroe ravennate, che sembra tratta da un romanzo di avventura, nel quale trovano un cruciale spazio anche gli otto anni da pilota militare che lo videro protagonista nelle guerre di Etiopia, Spagna e nel Secondo conflitto mondiale. Le sue imprese aviatorie – che gli hanno fruttato una medaglia d’oro, dieci d’argento e una di bronzo al valor militare – sono per la prima volta ricostruite con dovizia di particolari, tratti dagli stessi archivi dell’Aeronautica Militare, dallo scrittore e giornalista Fabrizio Vincenti che già si è dedicato a riscoprire episodi e personaggi sepolti sotto una coltre di polvere debitamente sparsa a fine guerra.

Per Eclettica Edizioni, Vincenti ha pubblicato “Giuseppe Solaro, il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street”, dedicato all’ultimo federale di Torino assassinato a fine guerra, “Qui Ezra Pound” con la raccolta dell’impegno politico del celebre poeta americano nella Rsi, “Welcome signor Mussolini”, che narra del primo e unico viaggio da presidente del consiglio di Mussolini a Londra e “A sognare la Repubblica, Mussolini e Bombacci a Salò”, dove viene ricostruita la storia dell’amicizia tra i due socialisti, destinati a morire a pochi chilometri di distanza sulle rive del lago di Como.

Fino all’inferno e ritorno”, edito anch’esso da Eclettica Edizioni (18 euro, pag. 192 – acquistabile qui) è invece un tentativo, decisamente riuscito, di riscoprire le imprese aviatorie di Muti, a cominciare dall’incredibile bombardamento delle raffinerie inglesi del Bahrein, la più lunga missione dell’intero conflitto nei teatri europei e africani e che vide Muti al comando di un gruppo di quattro aerei in grado di percorrere 4200 chilometri senza scalo, per larghi tratti in mare aperto o sui deserti arabici e in condizioni ambientali tutt’altro che semplici. Nella notte del 18 ottobre 1940 i velivoli della Regia Aeronautica traversarono tre continenti per portare a compimento una missione che sembrava impossibile prima di tutto per gli stessi nemici. Non per Muti e per i suoi piloti, che confermarono una volta di più il valore e il coraggio troppo spesso negati dei militari italiani nel Secondo conflitto, dando vita a un’impresa mai eguagliata. Da pilota militare, Muti ha collezionato, oltre a 151,39 ore di volo in tempo di pace, ben 1443,30 in tempo di guerra che hanno il sapore, già quelle, della leggenda.

Nel Centenario dell’Aeronautica – spiega Vincenti – mi sembrava doveroso riscoprire un personaggio come Muti, che all’arma aerea ha dedicato otto anni intensissimi, dando vita a imprese e beffe leggendarie, e che con quella divisa è stato assassinato nel primo assassinio di Stato avvenuto dopo la caduta del Fascismo nell’estate del ‘43. Ma, attraverso Muti, il libro è un omaggio a tutti gli aviatori italiani, il cui coraggio, la cui abnegazione nel dopoguerra sono stati troppo spesso sminuiti per meschine ragioni politiche: eppure le pagine scritte da quei militari sono straordinariamente drammatiche e belle, una testimonianza di coraggio e amore incondizionato per l’Italia”.

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