Emilia Lodigiani e l’abbaglio (ideologico) contro Tolkien identitario

L'editrice contesta una lettura fanatica "da destra". Ma le cose non stanno così. E o spieghiamo in breve qui

Tolkien e i personaggi del Signore degli Anelli

Per onore di polemica abbiamo fatto passare qualche giorno dalla pubblicazione dell’intervista all’editrice  Emilia Lodigiani, benemerita creatrice delle pubblicazioni della Iperborea. Ma la sua invettiva contro Tolkien e la destra va confutata. Con garbo.

La Lodigiani spiega: “Mi ero laureata su Tolkien. Quella tesi divenne poi un libro”. E aggiunge in merito all’attrazione verso il filologo di Oxford, legata “non tanto e non solo alla immensa capacità di reinventare il fantasy, quanto il modo in cui ha ripensato la letteratura inglese. Gli anni in cui scrivevo di Tolkien erano gli stessi nei quali con un certo fanatismo la destra provò ad appropriarsene”.

Da qui la legittima critica della Lodigiani: “Sai, appiattire Tolkien sul medioevo nordico, sulla mitologia norrena, farne il precursore della croce celtica, ridurlo alla costruzione dei “campi hobbit”, neanche fosse una variante di Disneyland, mi sembrava una operazione culturale e ideologica scadente. Credo che meritasse di meglio. Quello che tentai di fare fu una lettura libertaria di Tolkien, scrittore della mitopiesi ma sulla linea di Eliot e del confronto anche problematico con il modernismo”. Poi propose ad Adelphi di tradurre “L’albero e le foglie”, ma la cosa sfumò perché i diritti erano della Rusconi.

Ricapitoliamo: fannasismo, appiattimento, operazione culturale scadente… La realtà è differente. Tolkien fu scoperto in Italia da Alfredo Cattabiani intellettuale attento al sacro e di cultura di destra. La nomenclatura culturale progressista lo respinse. I giovani di destra presero a leggere, dagli anni settanta fino alla Meloni. Ne nacque immedesimazione lessicale e una contaminazione di immaginario. Senza fanatismi. Una condivisione dolce di una mitologia che aveva in Frodo il personaggio chiave di un rapporto differente con il potere, che travisa e deforma. Gli effetti più concreti furono l’aggiornamento delle categorie comunitarie, la riscoperta della solidarietà come collante della Compagnia dell’Anello, l’ecologia nella metafora degli Ent. Altro che Disneyland: qui siamo all’interno di una fondata lettura identitaria. Poi sul tema destra e hobbit si possono trovare articoli e saggi. Tutti, anche i più ostili ideologicamente, riconoscono come la lettura abbia una sua linearità, una declinazione identitaria, tutt’altro che foriera di radicalismi.

Questa è la realtà. Il resto sono le legittime invettive contro le destre culturali, anche quelle più originali (o norrene?). Che alla Lodigiani varranno un nuovo titolo di merito nella parrocchia progressista. Mentre per noi irregolari non cambia nulla. Continueremo a comprare le edizioni Iperborea, a leggere Hamsun nelle sue collane al pari di Gustafsson o Lagerkvist. Da libertari, no?

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Gerardo Adami

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