Perché rileggere le riflessioni sulla spiritualità di Nikolaj Berdjaev

Il filosofo mette in evidenza che la degenerazione dell'umano a cui attualmente stiamo assistendo, derivi dal fatto che si è imposto un tipo di pensiero, di ideologia, che prescinde da una relazione, da un  legame con la trascendenza, intendendola nel senso cristiano

Nikolaj Berdjaev

Nikolaj Berdjaev ( 1874-1948), nacque a Kiev quindi l’origine della Russia. La sua formazione inizialmente fu di stampo marxista con l’opposizione al regime zarista  che gli causò arresti e due esili( 1901 e 1903). 

Con la pubblicazione dell’antologia I problemi dell’ idealismo vi fu la svolta  verso una filosofia, un pensiero che egli stesso definì un “personalismo esistenziale cristiano”. Nel 1922 fu esiliato, stabilendosi temporaneamente a Berlino per poi trasferirsi definitivamente a Parigi.  

Tra le varie opere sono da segnalare il senso della creazione, la concezione di Dostoevskij, la filosofia dello spirito libero, il senso della storia. In questa presentazione si fa riferimento ad un volumetto dal titolo  Pensieri Controcorrente, edito dalla Casa di Matriona curato da Adriano Dell’Asta. In esso sono contenuti articoli molto importanti che, inizialmente, furono pubblicati nella rivista “La Nuova Europa” e sono: Il paradosso della menzogna; Sulla democrazia; La condizione spirituale del mondo contemporaneo; La crisi dell’arte; Sulla cultura; Universalità e confessionalismo; Il problema dell’uomo. 

Possiamo dire che tutti questi temi da lui trattati, non vanno intesi a sé stanti bensì formano un tutto organico. Sono testi estremamente interessanti ed attuali, potremmo dire profetici in quanto già negli anni ’30-’40, quando furono elaborati, contenevano analisi molto acute sul concetto di democrazia e le sue derive proprio nel mondo occidentale come stiamo vivendo in questo tempo. In particolare vorremmo soffermarci sullo scritto la condizione spirituale del mondo contemporaneo  in cui l’autore compie un’analisi che s’attaglia a ciò che stiamo vivendo sotto ogni aspetto, da quello politico, a quello sociale, culturale, più specificamente umano. Berdjaev mette in evidenza che la degenerazione dell’umano a cui attualmente stiamo assistendo, derivi dal fatto che si è imposto un tipo di pensiero, di ideologia, che prescinde da una relazione, da un  legame con la trascendenza, intendendola nel senso cristiano. 

In sostanza, l’autore compie anche un’analisi critica del cristianesimo che già allora andava affievolendosi, ciò vuol dire che la crisi del mondo contemporaneo è legata al cristianesimo stesso.

L’uomo del nostro tempo perdendo la fede, non riconoscendo il proprio legame con Dio, la trascendenza, si crea nuovi idoli, come la tecnica, lo scientismo che sono come la nuova metafisica. 

Da Dostoevskij, Berdiaev fu molto influenzato sul concetto di libertà e di persona intese come creazioni divine. In particolare il concetto di persona viene distinto da quello di individuo in quanto quest’ultimo è da intendersi come prodotto storico, come una conseguenza della prima che è creazione divina cioè costitutiva del nostro essere. Quando l’uomo non crede più in un fondamento stabile, finisce con il credere  a tutto. e non è più libero.  La tragedia del mondo contemporaneo deriva dal fatto che “l’uomo si è stancato di sé stesso”. Non sa più trovare un senso alla sua vita perchè ha preteso di sostituirsi a Dio capovolgendo l’ordine della creazione. Egli scrive: “Il problema fondamentale dei nostri giorni è innanzitutto il problema dell’uomo”. E ancora: “Gli uomini hanno rinnegato Dio, ma così facendo non hanno messo in dubbio la dignità di Dio, bensì la dignità dell’uomo”.  Qual è allora la strada che dovremmo intraprendere per liberarci da questa condizione? Naturalmente abbandonare la pretesa folle di credersi dominatori, di costruire un mondo basato solo sull’umano e qui entra in gioco la libertà. Che cosa vuol dire essere liberi secondo Berdiaev?  Significa riconoscere di essere una creatura di Dio quindi di essere “a un tempo terreno e celeste”. Essere liberi significa proprio riconoscersi figli di Dio e quindi non credersi autosufficienti. La persona, di qui il significato del personalismo cristiano, vuol dire, come scrive il Nostro che “l’uomo è un essere scontento di sé e insoddisfatto che negli atti più importanti della propria vita va al di là di sé stesso”. In ultima analisi, di nuovo, il fatto di non cercare più la Verità costruendosene altre illusorie.

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Pasquale Ciaccio

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