Segnalibro. “Che cosa buffa la vita” (secondo Giuseppe Berto)

Neri Pozza pubblica uno dei migliori romanzi dello scrittore veneto, "La cosa buffa". Il racconto di una lotta con se stesso

La cosa buffa di Giuseppe Berto

Giuseppe Berto (1914-1978) è uno dei maggiori scrittori italiani non conosciuto bene come meriterebbe. Un po’ per le sue posizioni di uomo di destra, bastian contrario rispetto all’establishment della cultura anni Sessanta-Settanta, uomo che preferiva la solitudine alla compagnia, lo scontro alla mediazione. E’ un autore che meriterebbe di essere letto e riletto, studiato. Si comprenderebbero tante cose della nostra società, dei suoi mali. E per fortuna una casa editrice intelligente, Neri Pozza sta ripubblicando le maggiori opere di questo grande autore. La cosa buffa, è uno dei migliori romanzi dello scrittore veneto. Un’opera introspettiva, che affronta le tematiche consuete di Berto declinate in una dimensione differente, con aspetti moderni e innovativi, se si pensa agli anni in cui il romanzo fu pubblicato (il 1966, due anni dopo l’uscita de Il male oscuro, ma ideato e cominciato a scrivere prima). Riprende una frase di Joseph Conrad (“Che cosa buffa è la vita, quel misterioso articolarsi di logica implacabile per uno scopo ben futile”) e scrive una prefazione lunga un rigo: “Sia chiaro che io sono per l’ordine, e che ciò è inutile”. Racconto interiore con venature esistenziali, è la storia di Antonio, studente universitario provinciale fuori corso, proveniente dall’entroterra veneto, che in una Venezia bella, grigia e languida, non da cartolina, vive nella brutta stagione le sue storie di amore con ragazze e donne. Il protagonista sembra l’alter ego dell’autore. Antonio, il protagonista del romanzo, rimugina sul proprio carattere, sulle decisioni, sulle donne che incontra senza essere mai convinto fino in fondo delle proprie scelte. Finché lui, che attribuisce la scarsa fortuna con le donne alla mancanza di denaro, eredita una discreta somma da un nonno. Al caffè delle Zattere incontra Maria, una ragazza che non aveva ancora vent’anni, non molto bella ma fascinosa, con un cappello bianco a falde larghe, un sorriso semplice e ingenuo come lei era. Antonio s’innamora di questa ragazza di buona famiglia molto facoltosa: padre imprenditore, madre presidente di un comitato di beneficenza molto apprezzato. Ma tutto è difficile per chi ha un carattere che lo porta a ruminare i suoi pensieri, a decidere per non decidere a disfare appena si è fatto. Inquieto, indeciso, sempre pronto a compromettere le situazioni, le decisioni già prese. I suoi pensieri lo tengono nel limbo di ciò che è irrisolto, proprio quando deve decidere che fare. Il risultato è un continuo girare su se stesso perdendo le convinzioni per le quali solo un giorno prima era pronto a giocarsi tutto.

Ma la cosa buffa è una storia d’amore con Maria. La conosce e dopo pochi giorni progetta il matrimonio, è entusiasta e vorrebbe vivere con lei. Per sempre. Ma il suo carattere e l’opposizione della famiglia di lei, fanno finire nel nulla i suoi propositi e le sue speranze. Antonio soffre ma conosce un’altra ragazza, in un altro caffè veneziano, e dimentica subito la donna che fino a qualche giorno prima era deciso a sposare. La nuova ragazza si chiama Marica, un’ungherese di facili costumi. Per Antonio è un colpo al cuore e si convince a sposarla, per vivere con lei una vita normale. Forse è a un passo dalla soluzione dei suoi problemi ma Marica, dopo aver ottenuto un costoso anello di fidanzamento, lo lascia per cercare un altro sprovveduto da spennare. Un romanzo di valore, che offre un interessante spaccato esistenziale.

Giuseppe Berto, La cosa buffa, Neri Pozza editore, pagg. 372; euro 19,00

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

Exit mobile version