Gin&Noir. Da Malta a Genova la spy story si tinge di tricolore

I nuovi romanzi di spionaggio di Santulli e Monticone ridanno linfa a un genere poco frequentato dagli scrittori italiani

Nel variegato mondo della narrativa “crime” tricolore (mutuando un termine anglosassone perché a noi manca una definizione onnicomprensiva) c’è un sottogenere che non ha mai avuto troppa fortuna o, quanto meno, è stato poco praticato dagli scrittori nostrani: il thriller di spionaggio, o spy-story. Certo, da sessant’anni esiste la collana Segretissimo di Mondadori, diretta con estrema competenza da Franco Forte, che sforna a getto continuo traduzioni di grandi nomi internazionali e anche romanzi di autori italiani. Ma Segretissimo è un prodotto a sé stante: esce in edicola con cadenza bimestrale, si rivolge a un pubblico molto specifico e tra i titoli prevale la presenza di autori stranieri. Insomma, rispetto agli altri sottogeneri (giallo, noir, poliziesco, hard-boiled, thriller, legal thriller), a livello nazionale tutto sommato i libri di spionaggio occupano uno spazio di nicchia.

Tuttavia, ogni tanto, anche piccoli editori non specializzati si cimentano con questo genere e sfidano la competizione in libreria con prodotti originali e di qualità, offrendo nuovi esempi di spionaggio italiano. È il caso di due romanzi usciti di recente, “Al di là del maestrale” di Guido Santulli (Passaggio al bosco) e “I teschi di Malta” di Andrea Monticone (Buendìa Books). Due libri molto diversi fra loro che hanno in comune un’unica cosa: l’esistenza di interessi sovranazionali oscuri e inconfessabili, per perseguire i quali si combatte una guerra non dichiarata tra soggetti indefiniti, che di solito rappresentano enti e governi ufficialmente “amici”, ma in realtà pronti ad ogni colpo basso pur di far prevalere il proprio tornaconto. Cioè in altre parole lo spionaggio.

Guido Santulli, quarantenne romano trapiantato in Abruzzo, è alla sua prima esperienza nel romanzo di genere e per il debutto ha scelto un’oscura vicenda ambientata tra Genova, Milano e Roma; ed è proprio nelle descrizioni della città portuale (una metropoli spettrale battuta da vento, freddo, pioggia e cieli plumbei) che troviamo le pagine più indovinate del libro, che altrove mostra invece una trama a volte esile e un protagonista, l’artista malinconico e svagato Oscar Caboto, poco incisivo. È invece molto più riuscita la figura dell’anziano intellettuale “tradizionalista”, depositario di segreti inconfessabili e protagonista in altri tempi di operazioni coperte per conto dei servizi segreti italiani.

Sullo sfondo un’ambigua sfida tra 007 buoni e cattivi di bandiera italiana e statunitense (quindi in teoria alleati) per il controllo di una sperimentazione scientifica e tecnologica d’avanguardia, laddove però non è detto che i buoni siano gli italiani e i cattivi gli americani, o viceversa. Il finale di “Al di là del maestrale” non spiazza più di tanto il lettore, ma il pregio maggiore di Santulli è l’aver introdotto in un romanzo di genere, quindi per definizione di “intrattenimento” (anche se su questo luogo comune ci sarebbe assai da discutere…), alcuni interessanti elementi culturali: amore per l’architettura e l’arte classica, la visione centrale del concetto di Stato e comunità, l’avversione per tutto ciò che è politicamente corretto e vicino alla “cancel culture”. In sostanza un interessante tentativo, da affinare, di proporre un romanzo di spionaggio in chiave patriottica e identitaria.

Come si deduce dal titolo, con “I teschi di Malta” siamo invece proiettati nell’arcipelago stretto tra l’Africa e la Sicilia, una località turistica ricca di spiagge, discoteche, attrattive artistiche e culturali, ma anche epicentro di interessi sporchi fra Medio Oriente e Unione Europea, di intrecci spionistici tra le potenze che operano nel Mediterraneo e punto nevralgico sulla rotta dei migranti. Non è un caso che negli ultimi anni l’isola, che fu dei Cavalieri di Malta e poi del Regno Unito, sia diventata scenario di episodi tragici come quello che nel 2017 ha visto la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia cadere vittima di un attentato dinamitardo in stile Beirut anni Settanta.

Andrea Monticone delinea con grande maestria e senso del ritmo una trama che all’inizio parte con un déja vu (letterario e cinematografico): l’improvvisa scomparsa della moglie in aeroporto non appena arrivati a Malta costringe Fabrizio Valori, ex pilota dell’esercito italiano e veterano dell’Afghanistan, a trasformarsi in detective per rintracciarla, perché la polizia locale sembra non avere nessun interesse a farlo, anzi finisce per sospettare che proprio lui abbia eliminato la donna. Lei, Elizabeth Mancini, ricercatrice italo-britannica e attivista di una Ong per i diritti dei migranti, stava scrivendo un libro sui cosiddetti “Teschi di Malta”: una bufala, un segreto iniziatico o un codice di accesso per complesse trame finanziarie? In ogni caso le sue ricerche davano fastidio a qualcuno.

Nella “Casablanca del Mediterraneo”, tra discoteche e grattacieli, corruzione e gioco d’azzardo, Fabrizio è braccato dalla polizia maltese e da una enigmatica agente inglese del MI6 e finirà per incrociare la sua strada con quella della Spada, un faccendiere mediorientale dietro il quale si staglia l’ombra lunga dell’Isis. Ma anche lo stesso Fabrizio non è ciò che appare e che finge di essere e la radice dei suoi segreti va ricercata proprio in una notte di fuoco in Afghanistan, tanti anni prima. Fra intrighi, omicidi, duelli aerei e anche un paio di torride scene di sesso, “I teschi di Malta” è thriller incalzante che tuttavia non dimentica i grandi scenari geopolitici che sovrintendono le piccole vicende personali di uomini e donne di questi tempi. E che spesso sono il vero motore della Storia.

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

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