Segnalibro. La modernità come sistema di degradazione del piacere secondo Gianfranceschi

La casa editrice Iduna ristampa uno dei maggiori libri dello scrittore tradizionalista sull'analisi della decadenza contemporanea

I libri e gli articoli di Fausto Gianfranceschi (1928-2012), giornalista romano e candidato al premio Strega nel 1983, sono opera di un uomo dalla sensibilità particolare e capacità di analisi singolari. Fotografa il suo tempo e mostra gran capacità di intervenire in maniera critica nella decifrazione della modernità con elementi tuttora validi. L’attuale postmodernità, quella del politicamente corretto e della globalizzazione, è un passo aggiornato della degenerazione segnalata da Gianfranceschi già negli anni Settanta.

Il saggio di Fausto Gianfranceschi

Le edizioni Iduna hanno ripubblicato uno dei suoi migliori libri: Il sistema della menzogna e la degradazione del piacere. Un saggio profetico, pubblicato in prima edizione nel 1977 da Rusconi, casa editrice allora diretta con molto coraggio da Alfredo Cattabiani. L’opera è una critica corrosiva alla società dei consumi e nello stesso tempo al sessantottismo i cui valori si sono sviluppati fino ai giorni nostri dando vita al “politicamente corretto”.

Fulcro del libro è la descrizione di una società che vive nel progresso, nei valori moderni fra comodità, piacere e tranquillità borghese, diritti acquisiti e diritti da acquisire ma nella quale aumentano l’insoddisfazione, i suicidi, le dipendenze da droghe e alcol, la diffusione della violenza. In realtà è un sistema di vita falso, appunto il “sistema della menzogna” che impone valori detti democratici e moderni, ma che in realtà sono un sistema rigido. Nell’ottima narrazione emergono le contraddizioni e gli aspetti negativi della società degli anni Settanta del secolo scorso, una delle peggiori della storia d’Italia. Non solo per gli anni di piombo, ma soprattutto per quella cappa che si respirava spacciata dall’intellighenzia per modernità e progressismo. Una condizione che sminuiva il piacere della vita, il gusto dell’esperienza. E questo valeva anche per la narrazione che in quegli anni si faceva della liberazione sessuale con evidenti e pesanti riflessi nel rapporto fra uomini e donne. Nel leggere questo libro è sufficiente cambiare la terminologia e si nota l’attualità dell’analisi. Il rifiuto del passato oggi si chiama “Cancel culture”, la liberazione sessuale sconfina oggi nella fluidità sessuale e l’imposizione del gender, il femminismo sfocia nel neopuritanesimo e nel #MeToo. Solo la critica al marxismo non è più al passo con i tempi in quanto il comunismo è crollato definitivamente nel 1989 sconfitto dalle proprie contraddizioni e da una lotta di classe vinta dal neocapitalismo.

Fausto Gianfranceschi è stato un intellettuale di rara intelligenza, uno scrittore dalla penna portentosa, un critico della modernità come pochi. Per vent’anni, dal 1966, curò le pagine culturali del quotidiano “Tempo”. Grazie ai suoi articoli fu diffuso il pensiero e i libri di grandi intellettuali controcorrente come Mario Praz, Augusto del Noce, Paolo Isotta. Il loro pensiero non sarebbe stato conosciuto come è oggi se non avessero avuto accesso alle pagine del “Tempo”. La vita non fu dolce con Gianfraceschi soprattutto per la perdita prematura di due figli. Ma nonostante ciò fu fedele al suo stile, alle sue idee, fu forte nell’affrontare il dolore e offrì al suo mondo ideale una serie di libri e scritti che tuttora hanno gran valore.

Il sistema della menzogna e la degradazione del piacere di Fausto Gianfranceschi (Iduna ed., pagg. 163, euro 18.00; ordini: associazione.iduna@gmail.com)

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Manlio Triggiani

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