La poesia di Fernando Pessoa fra innovazione e tradizione

Brunello Natale De Cusatis: "Pessoa è fondamentalmente uno scrittore-patriota. Vi è l’amore “filiale” per una Patria ritenuta bistrattata e offesa"

Scrive José Augusto Seabra, poeta e critico portoghese, che nella poiesis di Fernando Pessoa

 

«compaiono, avvicendandosi e scambiandosi, tutti i generi, discorsi e segni che il poeta sperimentò fino al parossismo, in un andirivieni permanente fra modernità e tradizione, in quella rosa incrociata di venti e civiltà che va dal nord al sud e dall’oriente all’occidente, sempre alla ricerca dell’universale» [SEABRA, 1993: XXV].

 

Sono considerazioni di certo scontate per chi possiede una visione ampia e globale della poesia pessoana, ma che hanno l’indubbio merito di (ri)posizionarla nel suo “alveo naturale”, fra le cui peculiarità figura per l’appunto l’alternarsi o il concorso di modernità e tradizione. Una precipua caratteristica – è bene premetterlo – posta non di rado in secondo piano dalla critica non portoghese, segnatamente quella italiana, che in generale, e con rare eccezioni, è solita soffermarsi solo sugli aspetti “innovatori” dei versi del grande Poeta.

Più volte è stato sottolineato, e a giusta ragione, come Pessoa abbia contrassegnato meglio di chiunque altro le avanguardie portoghesi novecentesche, sia recependo ed elaborando correnti artistico-letterarie e di pensiero già codificate in Europa (Futurismo, Cubismo, Orfismo, Surrealismo, Esistenzialismo), sia creandone delle altre ex novo (Paulismo, Sensazionismo, Intersezionismo).

Se i suoi primi versi datano al biennio 1901-1902, è a partire dal 1908 che lo scrittore intraprenderà il suo “cammino poetico”, fatto non solo di innovazioni ma anche di consolidati riferimenti alla tradizione epica e mitica portoghese.

L’anno decisivo nella formazione della sua personalità intellettuale e artistica è il 1912. È l’anno del debutto letterario nella rivista «A Águia» (1), organo della Renascença Portuguesa, una società culturale d’ispirazione nazionalista che si proponeva la rinascita intellettuale del Portogallo. È l’anno dell’incontro con Mário de Sá Carneiro e dell’inizio di una fraterna amicizia, conclusasi tragicamente, nel 1916, con il suicidio di quest’ultimo. È l’anno della formazione di quel gruppo di poeti, artisti e dottrinari (oltre agli stessi Pessoa e Sá Carneiro, Luís de Montalvor, Armando Cortes-Rodrigues, Santa-Rita Pintor, Raul Leal, Almada Negreiros) poco più tardi riunitisi attorno a «Orpheu» (1915), rivista che si presenterà come il primo e vero manifesto del Modernismo portoghese, con le sue varie tendenze, e che Pessoa/Campos definirà «la somma e la sintesi di tutti i movimenti letterari moderni» [PESSOA, 1966: 155].

Quanto a Renascença Portuguesa lo scrittore aderisce d’immediato al suo “saudosismo”, un movimento d’ispirazione simbolista con connotazioni mistico-panteistiche e nazionaliste. Anche quando nel 1914 se ne distaccherà, per motivi più che altro editoriali (il disinteresse a pubblicargli il «dramma-statico» Il marinaio), rimarrà nella sostanza sempre fedele agli ideali lusitani da quella professati.

Il 1914 è pure l’anno dell’apparizione dei suoi eteronimi maggiori: Alberto Caeiro, uomo schivo e solitario, amante della vita di campagna, luogo in cui comporrà quasi tutti i suoi poemi (Guardiano di greggi, Pastore amoroso, Poemi disgiunti); il medico Ricardo Reis, monarchico, neopagano, auto-esiliatosi in Brasile dopo l’avvento della Repubblica portoghese e autore di varie odi; Álvaro de Campos, ingegnere navale e viaggiatore, convinto avanguardista, futurista, iconoclasta e nietzschiano, nonché prolifico scrittore sia in versi (Oppiario, Ode trionfale, Ode marittima, Tabaccheria, ecc.) che in prosa (Ultimatum, Che cos’è la metafisica?, Appunti per un’estetica non-aristotelica, ecc.). Una «coterie inesistente» (2), nelle parole dello stesso Pessoa, cui andranno ad aggiungersi molti altri semi-eteronimi o pseudonimi, maggiori (Bernardo Soares) e minori (António Mora, Raphael Baldaya, Vicente Guedes, Jean Seul, Abílio Quaresma, il Barão de Teive, ecc.), che insieme al loro demiurgo saranno autori di oltre 27.000 testi, fra editi e inediti (3).

Sarà, però, soprattutto con Caeiro, Reis e Campos che s’attuerà la “spersonalizzazione” pessoana: non più un poeta soltanto ma quattro poeti, ciascuno dei quali comporrà in perfetta e rigorosa autonomia stilistica e concettuale.

Secondo Antonio Tabucchi «non c’è nessun caso clinico da scoprire nell’eteronimia di Pessoa, solo una “semplice follia”, così come forse è “semplice follia” tutta la letteratura» [TABUCCHI, 1979: 25]. Tale follia, tuttavia, segue nello scrittore portoghese un percorso, per così dire, ragionato, al quale sembra alludere lo stesso Tabucchi allorquando, a proposito di quel che definisce «terapia della solitudine», scrive che «dal momento in cui la solitudine diventa triplice, ogni possibile valenza è saturata: da allora Fernando Pessoa diventa un circuito autosufficiente» [IDEM: 31].

Per il critico portoghese António Quadros la “scissione” pessoana è dovuta soprattutto a un «processo psicologico-alchemico» – non si dimentichi il “culto” in Pes­soa dell’esoterismo, dell’occultismo e di tutto quel che si riporti alla magia, quale appunto l’alchimia:

 

«distinguendo, assumendo e conoscendo separatamente le parti elementari della sua anima, Pessoa conquistò il “Sé” (nella terminologia di Jung), vale a dire, superò le sue tendenze contraddittorie o i suoi cambiamenti di “personalità”, per diventare il nostromo del suo essere multiplo e conflittuale, invece di esserne dominato e distrutto, com’era accaduto a Mário de Sá Carneiro» [QUADROS, s.d.2: 47-48].

 

Pessoa, tuttavia, non è solo questo. A fare di lui uno dei maggiori poeti, in assoluto, del Novecento non è solo il “gioco” eteronimico o l’essenza di una poesia che per le sue caratteristiche estetiche travalicherà i ristretti confini del Portogallo, ponendosi, quale esempio supremo della modernità, all’attenzione di un pubblico molto più vasto.

Vi sono anche altri aspetti da considerare, quali l’epicità, il profetismo, lo spirito mitogenico (tutti aspetti che rimandano alla concezione, tipicamente medievale in origine, dell’essere come analogia, poiché quest’ultima finisce per fornire, avvalendosi di simboli e immagini, un ponte di unione fra l’infinito e il finito, fra l’eterno e il caduco). Sono queste, al pari o forse più dell’intrigante “spersonalizzazione” eteronimica, le caratteristiche che rendono la poesia pessoana unica, e per certi versi insuperata, nel panorama letterario novecentesco. Non solo perché esse la situano, sostanzialmente, fuori di un tempo e un luogo determinati, e dunque la universalizzano, ma anche perché rappresentano il trait d’union fra il “poeta” e il “pensatore”, legame da tenere sempre da conto allorquando si voglia davvero indagare e decifrare il pathos di Pessoa.

Come, difatti, si potrebbe cogliere l’intima essenza di Messaggio [cfr. PESSOA, 1984: 139-183], il suo poema più rappresentativo e conosciuto, nonché giustamente più celebrato, così come di molti altri straordinari versi del poeta ortonimo, fra cui l’elegia Alla memoria del Presidente-Re Sidónio Pais [cfr. PESSOA, 2010: 33-53] senza ricondursi ai valori, ai princìpi, agli archetipi a essi soggiacenti e che ne hanno accompagnato la sofferta e profonda gestazione?

Pessoa è fondamentalmente uno “scrittore-patriota”. Questo per significare che dietro e al di là della scissione psicologica, delle sue “maschere” – che pure hanno una grandissima importanza quanto alla percezione del dramma interiore di un uomo la cui immaginazione funzionava da fuga e rifugio insieme –, vi è l’amore “filiale” per una Patria ritenuta bistrattata e offesa, per una Nazione, il Portogallo epocale, reputata alla deriva e il cui risorgimento avrebbe potuto attuarsi solo per il tramite di una totale catarsi – politica, spirituale, morale e culturale.

Particolarmente appropriate e significative risultano le considerazioni di António Quadros allorquando, a proposito del patriottismo di Pessoa, scrive:

 

«La patria, la patria delle sue radici, la patria del suo sogno, la patria del suo immaginario mitico ed escatologico, mediatrice o pontificia fra la monade individuale e il collettivo dell’umanità, fu la sua maggiore, quando non proprio la sua unica certezza» [QUADROS, s.d.1: 80].

 

Ecco allora il ricorso all’azione mitogenica, all’epicità di un passato glorioso, al profetismo mistico, esoterico e occultistico, unici strumenti che un poeta, estraneo a qualsiasi tipo di schema ideologico-politico codificato, possa “realisticamente” manovrare al fine di tentare di risvegliare un Paese dai suoi secolari e rischiosi torpori.

Con tali presupposti, risulta chiaro come anche vadano sovrapponendosi, quanto all’”idea-guida” pessoana, varie influenze che ne consolideranno il percorso già “ancestralmente” tracciato.

Uomo di ampie vedute, lettore incessante e interessato ai più diversi campi dello scibile umano, Pessoa troverà conferma delle proprie convinzioni in autori sia portoghesi che stranieri. Quanto ai primi, ricorderò solo un nome, quello di Padre António Vieira (5), nella cui opera, coesistenza di razionalismo, idealismo e profetismo messianico, probabilmente il nostro poeta in origine aveva attinto la concezione del mito sebastianista e quella del Quinto Impero. Quanto ai secondi, due nomi su tutti, quelli di Thomas Carlyle e di Henri Bergson, sulle cui letture (6) concepirà, rispettivamente, la teorizzazione del Super-Camões (figura mitica nella quale Pessoa stesso si riconoscerà e la quale altro non è che una rielaborazione alta di quell’eroe – poeta, profeta, sacerdote, re – intesa dallo scrittore inglese quale «ricettacolo visibile di Dio e artefice della Storia») e l’assunzione della lezione del passato quale cardine propulsore per una creatività futura superiore e profondamente spirituale.

Idea-guida, destino tracciato, poiché, scriverà Pessoa in una lettera, del 1915, indirizzata all’amico Armando Cortes-Rodrigues

 

«l’idea patriottica, sempre più o meno presente nei miei propositi, assume ora in me particolare rilievo; e non penso a fare arte se non meditando di farlo per tenere alto il nome del Portogallo attraverso le mie possibili realizzazioni. È una conseguenza del fatto di affrontare sul serio l’arte e la vita. Altro atteggiamento non può avere verso la propria nozione-del-dovere chi guardi con senso di religiosità lo spettacolo triste e misterioso del Mondo».

 

Paradigmatica in tal senso risulta tutta la sua produzione poetica mitico-esoterica. Prima di tutto Messaggio, la cui gestazione si prolungherà in pratica lungo l’intera esistenza letteraria del Poeta (dal 1913 al 1934), ma anche l’ode Alla memoria del Presidente-Re Sidónio Pais, fra le più belle elegie mai scritte in lingua portoghese. Difatti, in entrambi i poemi, oltre alla concomitanza, loro asse portante, di epicità, mitogenia e profetismo, risulta palese la presenza di un corpo ideologico, pur se traslato per il tramite del sebastianismo, che ne fa, al pari de I Lusiadi di Camões, delle opere indubbiamente patriottiche e nazionaliste.

 

Note

(1) Con una serie di tre articoli dal titolo generico A nova poesia portuguesa [cfr. PESSOA, 1993: 13-76].

(2) Lettera ad Adolfo Casais Monteiro (Lisbona, 13 gennaio 1935) – quella che contiene la spiegazione dell’eteronimia pessoana [in PESSOA, 1979: 128- 136 (133)].

(3) La catalogazione, a tutt’oggi ancora non conclusa, dei documenti che compongono lo spoglio pessoano, è stata iniziata nel lontano 1969. Durante ventitré anni d’intensa attività letteraria Pessoa pubblicò 431 testi (299 in versi e 132 in prosa) [cfr. BLANCO, 1983: 13-19].

(4) Sull’inscindibilità della “doppia anima” pessoana, quella “poetica” e quella “teorico-politica”, si veda il mio articolo Contemplazione ed attuazione – Pessoa sociologo e teorico della politica [cfr. DE CUSATIS, 19941], così come le mie introduzioni ai due volumi di Fernando Pessoa: Scritti di sociologia e teoria politica [cfr. DE CUSATIS, 19942: 9-40] e Politica e profezia. Appunti e frammenti 1910-1935 [cfr. DE CUSATIS, 2018: 35-50].

(5) Celebre padre e missionario gesuita portoghese (1608-1697), a lungo vissuto in Brasile, dove si adoperò in favore degli indiani schiavizzati. Consigliere spirituale e politico di Giovanni IV di Braganza, fu uno dei paladini più eminenti della “Restaurazione”, nonché figura di primissimo piano nel panorama letterario, e non solo barocco, di espressione portoghese. La sua vastissima opera comprende fra l’altro i celebri Sermões (1679-1684) e la, altrettanto celebre, seppur incompleta, História do Futuro, pubblicata postuma nel 1718. Nel 1665-1667 fu processato e condannato dall’Inquisizione per un manoscritto (Esperança de Portugal, Quinto Impero do Mundo. Primeira e segunda vida de El-Rei D. João IV, escritas por Gonçalo Eanes Bandarra e comentadas por Vieira, em carta ao bispo do Japão: D. André Fernandes) giudicato eretico poiché in esso si profetizzava la resurrezione di Giovanni IV, morto nel 1656 [cfr. VIEIRA, 1951-54].

(6) In particolare, quanto a Thomas Carlyle, French Revolution: a history (1837), On heroes, her-worship and the heroic in history (1841) e Past and present (1843); quanto a Henri Bergson: Matière et mémoire (1896) e L’Evolution créatrice (1907).

(7) Lettera ad Armando Cortes-Rodrigues (Lisbona, 19 gennaio 1915) [in PESSOA, 1979: 105-110 (107)].

(8) È più che giustificato l’accostamento di questi due poemi pessoani – di Messaggio in particolare – a I Lusiadi (1572). Non per nulla il celebre poema epico camoniano ha rappresentato, per il Pessoa a un tempo poeta e pensatore, un riferimento culturale di primaria importanza [cfr. COELHO, 1983: 105-110]. Inoltre I Lusiadi, per alcune sue precipue connotazioni di tipo sia storico che sovrastorico, può considerarsi a tutti gli effetti un’opera sebastianista ante litteram o, più precisamente, secondo lo schema tracciato da António Quadros che parla di «tre forme storiche del sebastianismo», appartenente al cosiddetto «sebastianismo contemporaneo a don Sebastiano». Difatti, Camões, che sarebbe morto nel 1580, due anni dopo la scomparsa de “Il Desiderato” in Al-ksar el Kebir, oltre a essere stato un convinto assertore della rigenerazione imperiale del Portogallo e, conseguentemente, fra coloro che credevano «nel felice esito della temeraria spedizione africana», si rivolse nel suo poema, a mo’ di dedica esortativa, sia all’inizio che in chiusura, a don Sebastiano (canto I, strofe 6-18, e canto X, strofe 146-156) [cfr. QUADROS, 1982-1983].

 

Bibliografia di riferimento

– BLANCO, José, 1983. Fernando Pessoa. Esboço de uma bibliografia. Imprensa Nacional – Casa da Moeda / Centro de Estudos Pessoanos, Lisboa.

– COELHO, Jacinto do Prado, 1983. Camões e Pessoa, poetas da utopia. Publicações Europa-América, Lisboa.

– DE CUSATIS, Brunello, 19941. Contemplazione ed attuazione – Pessoa sociologo e teorico della politica. In «Futuro Presente», n. 5 (autunno 1994): 9-21.

– DE CUSATIS, Brunello, 19942. Introduzione, in Fernando Pessoa, Scritti di sociologia e teoria politica, cit.: 9-40.

– DE CUSATIS, Brunello N., 2018. Introduzione alla prima edizione, in Fernando Pessoa, Politica e profezia. Appunti e frammenti 1910-1935, cit.: 35-46.

– PESSOA, Fernando, 1966. (OBRAS COMPLETAS DE FERNANDO PESSOA) Páginas Íntimas  e de Auto-interpretação. Textos estabelecidos e prefaciados por Georg Rudolf Lind e Jacinto do Prado Coelho. Edições Ática, Lisboa.

– PESSOA, Fernando, 1979. Una sola moltitudine. Volume Primo. A cura di Antonio Tabucchi, con la collaborazione di Maria José Lancastre. Adelphi Edizioni, Milano.

– PESSOA, Fernando, 1984. Una sola moltitudine. Volume Secondo. A cura di Antonio Tabucchi, con la collaborazione di Maria José Lancastre. Adelphi Edizioni, Milano.

– PESSOA, Fernando, 1993. (OBRAS COMPLETAS DE FERNANDO PESSOA) Textos de Crítica e Intervenção. Edições Ática, Lisboa.

– PESSOA, Fernando, 1994. Scritti di sociologia e teoria politica. A cura di Brunello De Cusatis. Settimo Sigillo, Roma.

– PESSOA, Fernando, 2010. Alla memoria del Presidente -Re Sidónio Pais. Saggio introduttivo e traduzione di Brunello De Cusatis. Nuova Edizione riveduta. Edizioni dell’Urogallo, Perugia.

– PESSOA, Fernando, 2018. Politica e profezia. Appunti e frammenti 1910-1935. A cura di Brunello N. De Cusatis. Nuova edizione riveduta. Edizioni Bietti, Milano.

– QUADROS, António, 1982-1983. Poesia e filosofia do mito sebastianista. 2 voll. Guimarães & C.ª, Lisboa: I, 22, 35, 39-57.

– QUADROS, António, s.d.1. Introdução à vida e à obra poética de Fernando Pessoa, in Obra Poética de Fernando Pessoa. Texto Integral. Mensagem e outros poemas afins. Introdução, organização e biobibliografia de António Quadros,  Publicações Europa-América, Lisboa, 2.ª edição: pp. 17-91.

– QUADROS, António, s.d.2. Introdução à vida e à obra poética de Fernando Pessoa, in Obra Poética de Fernando Pessoa. Texto Integral. Poesia – I. 1902-1929. Introdução e organização de António Quadros, Publicações Europa-América, Lisboa: 15-89.

– SEABRA, José Augusto, 1993. Introdução, in IDEM (Coordenador), Fernando Pessoa. MENSAGEM. Poemas esotéricos. Edição Crítica. Coleção Archivos / Fundação Eng. A. Almeida, Porto / Madrid: XXV-XL.

– TABUCCHI, Antonio, 1979. Un baule pieno di gente, in Fernando Pessoa, Una sola moltitudine, cit.: 11-35.

– VIEIRA, Padre António Vieira, 1951-54. Obras escolhidas, 12 voll. Por António Sérgio e Hernâni Cidade. Sá da Costa, Lisboa: VI, 1-66.

 

[Questo articolo – ora qui di molto ampliato e annotato, nonché attualizzato quanto alla bibliografia consultata – è stato per la prima volta pubblicato, con il titolo Innovazione e tradizione in Pessoa, nella rivista «Futuro Presente», n. 7 (inverno 1995), pp. 91-92.

Tutte le traduzioni dal portoghese, sia dei testi pessoani che dei riferimenti critici, sono a mia cura].

 

 

 

 

 

 

 

 

Brunello Natale De Cusatis

Brunello Natale De Cusatis su Barbadillo.it

Exit mobile version