Bardella, Rigault e i dissidi della giovane destra francese

La sfida tra Le Pen e Zemmour passa (soprattutto) dal duello tra i loro giovani luogotenenti

Jordan Bardella
Jordan Bardella

Che le fratture del fronte identitario e conservatore transalpino fossero difficilmente sanabili era parso chiaro fin dagli albori delle due settimane che avrebbero preceduto la riedizione dello scontro frontale tra la Francia di Macron, poi riconfermato, e quella di Marine Le Pen. Zemmour, con il deludente 7%, maturato dopo mesi di entusiasmante e sontuosa campagna elettorale, era stato chiaro, affermando dal quartier generale della Reconquête il suo totale sostegno alla causa lepenista in chiave anti-macroniana, mentre il neogollismo della grande sconfitta Pécresse spirava ingabbiato nel centrismo del Presidente in carica, come un ultimo sussulto elettorale di un partito che fin dall’inatteso terzo posto fuori dal ballottaggio di François Fillon nel 2017 aveva cominciato una lenta decadenza (fatta eccezione per le regionali del 2021, vinte grazie ad un radicamento sui territori di lungo corso).

Che le idee di Zemmour e Le Pen non sembrino poter convergere facilmente è confermato anche dal rapporto tra i due volti giovanili dei rispettivi partiti: Jordan Bardella, europarlamentare e futuro leader del RN (oltre che attuale Presidente ad interim del partito) e il giovane Stanislas Rigault, leader della Génération Z (che conta oltre 20.000 associati under 30), vera e propria colonna portante della corsa elettorale dell’intellettuale francese. I giovani zemmouriani sono al fianco del loro leader dall’autunno scorso e la costituzione dei gruppi della Gen. Z. sono precedenti al giuramento di Villepinte dello scorso 5 dicembre, data di inizio della corsa elettorale della “Riconquista”.

Bardella, durante un incontro pubblico nella Vaucluse, dipartimento dove Marine Le Pen ha ottenuto il 52% dei voti presidenziali, ha invitato tutti i “patrioti” a “non disperdere i loro voti”, continuando a replicare i risultati delle presidenziali. Eppure, nonostante la distanza elettorale, a maggio scorso il Presidente ad interim del RN aveva avanzato una proposta elettorale proprio al giovane Stanistas Rigault, di cui afferma “avere molto rispetto”, per convincerlo ad unirsi ai candidati del fronte lepenista per le legislative. Un tentativo di sgarbo ad una “Riconquista” uscita a testa bassa dalla notte del 10 aprile e che avrebbe sicuramente vendicato la fuga degli alfieri di Marine, che da Nicolas Bay a Gilbert Collard fino alla stessa nipote Marion Maréchal, avevano deciso in inverno di dare slancio e dinamismo al progetto di Zemmour, che sapeva osare laddove Marine aveva smesso, per timore, di farlo. Uno tra i motivi per cui lo stesso Jean-Marie Le Pen aveva indicato lo scrittore come suo degno erede.

Rigault, 23 anni, sta conducendo la sua prima campagna elettorale per le legislative nel 2° collegio della Vaucluse, aiutato da Marion Maréchal, sua candidata supplente, ed eletta deputato del Fronte nazionale nel 2012 alla stessa età. Egli fa della giovane età, della sfrontatezza e dell’entusiasmo la sua arma migliore. Non ha tremato davanti alle telecamere dei numerosi studi televisivi frequentati in questi mesi, non ha tremato al Trocadéro di Parigi e non teme la competizione per un seggio animato da scontri e dissidi.

Secondo “Le Monde” e la penna di Ivanne Trippenbach è proprio questo entusiasmo la risorsa capace di esasperare i suoi oppositori, in un collegio elettorale in cui dodici candidati sono in competizione per succedere a Jean Claude Bouchet, ex sindaco LR di Cavaillon, deputato dal lontano 2007. Segno che superare la fiamma lepenista potrebbe non essere sufficiente dato il proficuo radicamento neogollista nella circoscrizione. Rigault ha modellato il proprio percorso politico sulla volontà di combattere per gli ideali conservatori e identitari. Nel marzo 2019 ha creato la rivista politica L’Etudiant libre ed è passato dagli studi (senza completarli) all’azione nel 2021.

Nel 2019 si era avvicinato al RN, facendo domanda per diventare assistente parlamentare europeo del partito faro del gruppo Identità e Democrazia, ma l’ascesa di Zemmour lo ha politicamente sedotto fin dall’inizio.

Resta da capire quale sarà il futuro del fronte unito delle destre, oggi dilaniato da scontri intestini e battaglie per sopravvivere (secondo Franceinfo un risultato peggiore di quello del 2017 condannerebbe irrimediabilmente e finanziariamente il partito di Marine Le Pen) che hanno reso l’agone politico un teatro di una vera e propria battaglia fratricida. Sia Le Pen che Zemmour sembrano viaggiare verso il secondo turno delle legislative: la prima si riconfermerebbe nel Passo di Calais, il secondo potrebbe, in coabitazione con il sindaco di Cogolin Marc-Etienne Lansade, inaugurare un nuovo corso politico. Il RN, stando alle ultime rilevazioni dovrebbe centrare un risultato fra 30 e 50 seggi, mentre la Riconquista si fermerebbe, salvo sorprese, ad una forbice tra 1 e 4. Certo è che le divisioni non aiutano e la corsa del fronte ultra-progressista e “islamogauchista” di Jean-Luc Mélenchon (arrivato perfino ad insidiare la maggioranza assoluta di Macron) è lo specchio del nuovo modello politico e antropologico maggioritario in Francia e non solo.

 

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro su Barbadillo.it

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