Giornale di Bordo. Quando don Ennio Innocenti avviò la beatificazione di Calabresi

Enrico Nistri: "Mi piace pensare che le lezioni di vita e di morale cristiana ricevute da don Ennio Innocenti abbiano dato al suo vecchio discepolo la forza morale per affrontare l’infame campagna di stampa di cui fu oggetto da parte di Lotta Continua e, purtroppo di molti intellettuali italiani"

Ennio Innocenti

Devo confessare un peccato d’omissione: nel gennaio scorso mi era sfuggito su “Barbadillo” il bel ricordo di don Ennio Innocenti pubblicato da Paolo Maria Filippazzi. L’ho scoperto ora per caso, come per caso ho scoperto la scomparsa di questa nobile figura di sacerdote, familiare a quelli della mia generazione per la rubrica “Ascolta si fa sera”, ma che in realtà era molto di più di un semplice radiopredicatore.

Non riassumo quanto Filippazzi scrive, perché, è uno dei vantaggi di internet, qualunque lettore lo può consultare con un semplice clic. Mi limito a ricordare un dettaglio non insignificante: negli anni Sessanta don Ennio aveva conosciuto il movimento spirituale “Oasi”, fondato da padre Virginio Rotondi, di cui divenne assistente spirituale. E a questo movimento aveva aderito, quando era ancora uno studente (per altro non eccelso: fu bocciato alla maturità e si laureò solo a ventisette anni), Luigi Calabresi, il futuro commissario capo della Questura di Milano barbaramente assassinato il 17 maggio di mezzo secolo fa.

Mi piace pensare che le lezioni di vita e di morale cristiana ricevute da don Ennio Innocenti abbiano dato al suo vecchio discepolo la forza morale per affrontare l’infame campagna di stampa di cui fu oggetto da parte di Lotta Continua e, purtroppo di molti intellettuali italiani (“intellettuali, che brutto nome, ma gli uomini di cultura di oggi non ne meritano uno migliore” scriveva Simone Weil in L’enrecinement).

Don Ennio, che conosceva bene Calabresi, promosse una ricca raccolta di testimonianze per promuovere il processo di beatificazione del commissario, che Giovanni Paolo II aveva già definito “testimone del Vangelo ed eroico difensore del bene comune”. Per perorare la causa scrisse un volume di 618 pagine, edito dalla Sacra Fraternitas Aurigarum e intitolato Luigi Calabresi: il Santo, il Martire. Purtroppo l’allora arcivescovo di Milano, cardinale Tettamanzi (cognome che pare uscito da un racconto di Piero Chiara), insabbiò il tutto, ritenendo la figura di Calabresi ancora “divisiva”: grazioso eufemismo per dire che non si poteva beatificare la vittima di un commando comunista. Speriamo, senza contarci molto, che il processo di beatificazione vada avanti lo stesso.

Enrico Nistri

Enrico Nistri su Barbadillo.it

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