Annotazioni brevi sulla marianità del mese di maggio

La fioritura del culto della Madonna, le ragioni di una devozione che sfida i secoli

Quella del mese di maggio come mese mariano è di certo fra le più significative “equazioni” per la Chiesa e i suoi fedeli.

Occorre ricordare che l’abbinamento maggio/Maria si presenta come una bellissima forma di “inculturazione”, nel significato più nobile e completo del termine, ossia, quello dell’incontro fra le più profonde e naturali intuizioni o tradizioni popolari (maggio, fin dall’antichità, è il mese dell’amore, dell’uscita dai rigori dell’autunno-inverno e dello sbocciare della bella stagione nonché occasione particolare per organizzare feste popolari e per gli incontri fra i giovani, con la conseguente nascita di affetti e progetti matrimoniali) e la Verità rivelata in direzione del compimento di quelle verità semplici e spirituali, a un tempo, di cui gli uomini erano “infusi” come in una inconsapevole “nostalgia” di Maria e di Suo Figlio.

In termini di devozione e consacrazione al culto della Vergine, all’interno del mese di maggio rinveniamo due date importanti: la data del 24, festa della Sua “condizione” di Ausiliatrice, e la data del 31, festa della Sua Visitazione – di origine francescana e precedentemente celebrata il 2 luglio, ossia, al termine della Sua visita alla cugina Elisabetta, ma che l’attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall’episodio evangelico, ne ha fissato la memoria all’ultimo giorno di maggio, quale coronamento, appunto, del mese mariano.

Oltretutto non si deve dimenticare come nel mese di maggio, tanto in Italia quanto nella maggior parte degli altri Paesi del globo, pur se in date diverse, ricorra anche la festa della mamma (qui da noi ricorre sempre la seconda Domenica di maggio, quindi, per quest’anno, Domenica 8). Una festa “laica” oggigiorno, originatasi negli Stati Uniti a cavaliere fra il XIX e il XX secolo, ma i cui primordi sono assai remoti, considerando che già gli antichi Greci dedicavano alle loro genitrici un giorno particolare dell’anno, quello della dea Rea, madre di tutti gli dei. Anche presso gli antichi Romani – che erano soliti salutare l’entrata di maggio .con un’intera settimana di festività, dedicate alle rose e alle donne – si organizzavano feste in onore della nascita e della maternità. Lo stesso dicasi degli antichi Umbri, i quali, sempre nel corso del mese di maggio, ricordavano la dea dei fiori regalando rose alle loro amate. Tale festa pagana, con il diffondersi del Cristianesimo, sarebbe stata fatta propria dalla Chiesa, divenendo il giorno in cui si celebrava, a un tempo, la Madre della Chiesa, intesa quale forza spirituale della vita e protezione dal male, e la propria madre terrena.

Sicché possiamo dire che la marianità del mese di maggio è il risultato ultimo di una fusione armoniosa di molteplici tradizioni. Non dimenticando peraltro una sua ricchezza particolare, quello di essere un mese che s’inserisce nel tempo pasquale. Difatti, è noto come il Tempo della Pasqua non cessi la Domenica Santa, ma abbia una sua continuazione per cinquanta giorni, la cosiddetta cinquantina pasquale a simboleggiare la memoria della Risurrezione del Cristo. Da qui la gioia e la ricchezza spirituale e teologica da parte del cristiano poiché può vivere congiuntamente il tempo della Resurrezione e il tempo di Maria: donna “vera” ma trasformata in icona dalla Chiesa per aver saputo Lei cogliere, nel Suo cammino di fede, la logica di Dio.

È indubbio come già nel corso dei primi secoli del Cristianesimo la Madonna fosse stata oggetto di profonde riflessioni teologiche. Questo perché la cristianità aveva ben chiaro il ruolo da Lei assunto, il legame speciale e irrepetibile con Suo Figlio, il Salvatore, in considerazione della Sua reale maternità associata alla Sua perpetua immacolatezza e verginità.

Sarebbe stato il Medioevo, tuttavia, a caratterizzare in profondità la devozione mariana. Difatti, pur se epoca di crudeltà, quella medievale fu anche epoca di eccezionali intuizioni, fra le quali spiccò la meravigliosa e straordinaria esaltazione della donna. Si pensi, ad esempio, alla cavalleria e, soprattutto, al Dolce Stil Novo con la sua donna angelicale, poiché concepita quale tramite fra l’uomo e Dio, nonché come “Signora” cui consacrare la propria vita in uno stretto rapporto d’amore essenzialmente ideale e spirituale. Cosicché, grazie a un particolare disegno della Provvidenza molti degli animi imbevuti di questa sublime mentalità avrebbero finito per orientare proprio verso Maria tale concetto altissimo della donna. Da qui il divenire Lei oggetto non solo di riflessione teologica, ma anche di appassionato e delicato amore. Ciò spiega sia la straordinaria fioritura di cattedrali, opere d’arte e feste, anche a carattere folklorico, ispirate alla Vergine, sia il perché i Santi iniziarono a rivolgersi a Lei da “innamorati”. D’altronde, occorre non dimenticare che proprio in epoca medievale è nato l’appellativo di Madonna: Mea Domina, ossia, in italiano, “Signora Mia”, per poi diventare nelle altre lingue Our Lady, Notre Dame, Nuestra Señora, Nossa Senhora, ecc. Inoltre, è con il Medioevo che nasce il Rosario: poiché alla donna amata sono offerte ghirlande di rose, di riflesso alla Vergine sono offerte ghirlande di Ave Maria.

Se maggio è il mese dell’amore e Maria è la donna amata per eccellenza, maggio non può essere che il mese di Maria. Dal Medioevo in poi il fiorire progressivo di tradizioni in questo senso ha fatto sì che sorgesse tale bellissimo abbinamento. Corrisponde di certo al vero che si è reso necessario il trascorrere dei secoli per giungere alle forme di devozione odierne, ma le radici profonde si rintracciano proprio nell’abbinare Maria e amore.

È nel XVIII secolo che si assiste a una stabile caratterizzazione – fatta di preghiere, canti, pratiche devote e testi di meditazione – di maggio quale mese mariano. Per poi accentuarsi lungo tutto il secolo successivo e la prima metà del secolo scorso.

Oggigiorno, dopo alcuni decenni di doloroso oscuramento della marianità di maggio nonché della devozione mariana in generale, assistiamo a un rifiorire dell’amore per la Madonna abbinato, di riflesso, allo stesso mese di maggio. Tale rifiorire è facilmente verificabile nel mondo variegato e sconfinato del web, in cui le iniziative mariane vanno sempre più moltiplicandosi.

La devozione alla Vergine Maria in questo mese di maggio non deve, tuttavia, limitarsi a un puro sentimento o a mere emozioni: occorre che si traduca in preghiera. In tal senso la preghiera per eccellenza, poiché preghiera di vera intercessione, che ricorda quella di Abramo verso Dio per salvare le città peccatrici di Sodoma e Gomorra (Gen 18: 22-33), è il Santo Rosario. Trattasi – com’è noto – di una preghiera semplice, apparentemente ripetitiva, ma quanto mai utile per penetrare nei misteri di Cristo e della Madre Celeste.

Nelle parole di San Giovanni Paolo II, espresse in occasione della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariæ (16.10.2002), il Santo Rosario

 

«pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé “la profondità dell’intero messaggio evangelico”, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne “Magnificat” per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano “si mette alla scuola di Maria”, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore».

 

Brunello Natale De Cusatis

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