La strana storia di “Makt Myrkranna”: dialogo tra un vampiro e un islandese

Nel 1900 lo scrittore islandese Valdimar Ásmundsson tradusse Dracula. Il risultato? Un romanzo più breve, più erotico e forse persino più ricco di suspense dell’originale

Quella de “I poteri delle tenebre” di Valdimar Ásmundsson (Carbonio Editore) è la più bizzarra delle indagini filologiche sulle traduzioni e gli adattamenti in lingua straniera di un romanzo celeberrimo. A causa della “barriera linguistica” che ha diviso l’Islanda dal resto del mondo per decenni ci è voluto infatti circa un secolo – e una buona dose di fortuna – perché qualcuno (nella fattispecie il ricercatore olandese Hans Corneel de Roos) si accorgesse che la traduzione islandese del “Dracula” di Bram Stoker divergeva dall’originale non solo in alcuni dettagli, attribuibili ad ipotetici errori del traduttore, ma persino nella presenza di personaggi nuovi e di situazioni non presenti nel romanzo dato alle stampe dallo scrittore irlandese nel 1897. 

Il presunto responsabile del misfatto, Valdimar Àsmundsson, era una sorta di Tolkien islandese: un letterato di fine ‘800 dalla penna felice, ma assai dedito alla famiglia, schivo e piuttosto legato alle sue radici “campagnole” – ammesso che si possa definire “campagna” il Nord dell’Islanda! Cionondimeno Àsmundsson si era trasferito a Reykjavík, aveva fondato la rivista “Fjallkonen” e aveva sposato la più nota delle attiviste islandesi per i diritti delle donne, per poi morire d’infarto nel 1902. 

La tesi sostenuta nella prefazione, e argomentata con tutta l’acribia che si richiede a un filologo, è quella secondo la quale Àsmundsson – o il suo tramite svedese, di cui pare figlia, o quantomeno parente, la versione islandese – abbia avuto in qualche modo accesso agli appunti preparatori di Stoker, poi rielaborati per confluire nella redazione nota a noi europei del “Dracula”. Tesi che sarebbe in qualche modo confermata anche dal fatto che il personaggio di Harker condivida alcune delle passioni e degli interessi di Stoker, quali il disegno di costumi tradizionali dell’Europa dell’est, mentre il Conte Dracula sarebbe un provetto cacciatore proprio come lo stesso Àsmundsson… 

Ciò che colpisce il lettore medio, però, al di là dei dettagli topografici e dei tecnicismi linguistici (comunque spesso curiosi e peculiari, come le note sull’uso pragmatico quasi generalizzato dell’imperativo per assenza, nella lingua islandese, di formule di cortesia anche per le richieste più formali) è la godibilità di “Makt Myrkranna”. Il sincretismo tra gli elementi del folklore islandese e, più in generale, nordico (i berserker, i troll, i fuochi fatui, i cairn, gli elfi) e quelli, a noi più familiari, del folklore transilvano e dell’Europa orientale dà vita a un cocktail insospettabilmente ben amalgamato che non risente nemmeno di qualche strafalcione commesso da Valdimar riguardo ai popoli dell’Est e alle loro usanze: per ben due volte confonde gli zingari con i tatari… 

Ma c’è di più: diversamente da ciò che afferma J. E. Browning nella postfazione, “I poteri delle tenebre” non è più “sboccato” e sessualmente esplicito rispetto al “Dracula” dei tempi della censura (di cui peraltro Stoker era un fervente sostenitore), è solamente più grezzo, più “raw”, laddove il “Dracula” è più allusivo e sensuale, al punto da spingere molti dei commentatori europei a considerare il vampirismo un’allegoria degli istinti sessuali e sensuali più incontrollati e repressi. 

Tutta questa sottigliezza è beatamente assente in “Makt Myrkranna”: il Conte è un vecchio aristocratico libertino, ben conscio e compiaciuto di quanto sesso e potere siano legati a doppio filo, ed è anche un fautore di un nuovo ordine mondiale, una sorta di suprematista un po’ anarchico che cita le teorie di Darwin per incensare e perpetuare la supremazia del più forte, e il capo di una cospirazione politica che minerebbe l’ordine costituito di tutti gli stati del civilissimo Occidente – e infatti la polizia inglese si guarda bene dall’indagare sulla sua scomparsa a seguito del suo “omicidio”. Curiosamente, infatti, il termine “vampiro” compare solo all’inizio, in un ironico meta-momento letterario in cui Harker descrive la nebbia e lo smog londinese, e il Conte non compare mai intento a bere il sangue delle sue vittime sacrificali, suggerendoci l’idea che il vampirismo sia la minore tra le minacce che incombono sull’Europa…

 *“I poteri delle tenebre” di Valdimar Ásmundsson, Carbonio Editore, euro 16

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