Guerra, oltre a mettere in luce la sintonia tra la lotta irlandese e quella del popolo palestinese e basco per l’indipendenza, sostiene che i murales nelle Sei Contee ricalchino la tensione politica degli artisti futuristi (“la missione artistica futurista riecheggia nei colori e nelle opere nazionaliste di Belfast e Derry”), partendo dagli studi di Claudia Salaris. “L’arte – scrive Guerra – non può non impegnarsi in una lotta così decisiva per il futuro dell’uomo in una preconizzazione dell’arte-azione che fa dell’artista un militante impegnato nella sua vita e nel suo operato, sul fronte di combattimento contro il passato per l’avvento di un mondo nuovo. Un parallelo col movimento futurista giunge all’osservatore anche dallo spazio naturale di rappresentazione e destinazione dell’arte: il cosmo urbano, la città in movimento”. Lo scrittore toscano ha puntualizzato che il quadro di valori degli irredentisti irlandesi ha punti di contatto con la mistica di Filippo Tommaso Marinetti: il riferimento è all’eroismo, come nel caso del martire per la libertà Bobby Sands e degli Hunger strikers; all’iconografia femminile che rilancia il ruolo della donna che al pari dell’uomo lotta per l’autonomia della comunità e alla visione dell’impegno patriottico come incarnazione della generosità dell’individuo verso il proprio popolo.
Nicola Guerra, L’Ira dei murales
(Eclettica edizioni, 2012; pag. 138 – € 23)
* da Il Borghese di giugno 2012