Richard Wagner l’apostolo dell’arte

Il saggio di Édouard Schuré pubblicato da Oaks

Richard Wagner

Ci ha alquanto incuriosito il volume «Richard Wagner» (18131883) di recente pubblicato da Oaks. L’autore, Édouard Schuré (1841-1929), scrittore francese, è da considerarsi un esaltatore dell’«apostolo dell’arte» tedesca. Uscito nel 1876 con il titolo «Richard Wagner. Son oeuvre et son idée», come scrive Giovanni Sessa nella introduzione alla pubblicazione, la barese editori Laterza pubblicherà il volume «Wagner La sua opera la sua idea» nel 1930.

Poeta, teosofo, drammaturgo, romanziere, propagatore dell’opera wagneriana, per Schuré, la musica altro non è che un mezzo dove realizzare ispirazioni, esprimere stati d’animo, far conoscere aspetti della vita ivi compreso quanto di misterioso essa nasconde. Non a caso l’opera di Wagner «si ferma a scoprire il di dentro delle anime attraverso l’azione scenica». Avendo riconosciuto nell’opera creatrice wagneriana il trascendente idealismo del pensiero, Schuré proclama Wagner drammaturgo unico, genio onnipotente del teatro. Per lo studioso alsaziano l’opera di Wagner fondendo trama poetica e trama musicale, è chiamata  a svolgere una funzione educatrice nella società. È da sottolineare che Schuré ha avuto il vantaggio di conoscere fin dal 1865 il compositore tedesco divenendone amico.

Lo scrittore francese sposa «la causa dell’Arte pura e dell’Ideale» avversando quella Scienza positivista, naturalistica, quindi materialista, annientatrice dell’Idea e, quindi, anche di quella poesia che è vita, anima e sentimento. Tradotto: aristocrazia dell’Anima e regalità dello Spirito sodo destinati a vincere. A differenza dei tanti esaltatori che arrivano perfino a divinizzare Wagner, Schuré non è tra questi; anzi rivendica una «indipendenza» di giudizio non tralasciando alcun particolare della vita e dell’opera di Richard.

La vena romantica di Schuré,  nel descrivere fatti ed eventi caratterizzanti l’epoca wagneriana, che tra l’altro lo vedono spettatore incantato, attento testimone, qualificato protagonista, catapulta il lettore al fianco dell’autore facendogli vivere un periodo lontanissimo, ai più sconosciuto.

Richard Wagner

Per quanto viva un’infanzia poco felice causa la perdita del padre, il piccolo «caparbio, indisciplinato, stravagante» Wagner compie progressi repentini licenziando il suo maestro di pianoforte perché, a suo dire, intende imparare la musica personalmente, da autodidatta; un’ambizione di non poco conto. Richard si appassiona anche al greco, al latino, alla storia antica, alla mitologia. Certo ha il vantaggio di vivere un’epoca in cui il fervore culturale essendo pane quotidiano, lo conduce nell’Olimpo del Sapere. Viaggiando continuamente per l’Europa va incontro a non pochi e seri inconvenienti di natura economica. Non è un moderato, anzi è un «ribelle dell’ideale» alquanto fermo nel criticare il «torpore delle classi superiori». Quando in Germania scoppia la rivoluzione del 1849 – propagatasi dalla Francia dove è deflagrata un anno prima – il trentaseienne Wagner vive con la moglie a Dresda quale direttore di cappella della città.  Confida in «Un forte rivolgimento proveniente dalla profondità del popolo» che distrugga il «presente» per «una prossima rinascita». Partecipa attivamente ai moti ma, fallita la rivoluzione, perde il posto ed è costretto a fuggire; viene additato come sovversivo in quasi tutta Europa. Ripara in Svizzera. Mentre continua a poetizzare si arrabatta a sbarcare il lunario girovagando di qua e di là. Passa del tempo ed accade un qualcosa che cambia la vita di Wagner: nel 1864 diventa Re di Baviera il diciottenne Ludwig II. Il neo sovrano è un ammiratore di Wagner. Lo cerca e, una volta scovatolo, lo fa giungere in Baviera per fargli dare un toccò di genialità artistica alla società bavarese. Non solo, per consentire al compositore una esistenza serena,  al servizio della cultura musicale, Ludwig II azzera le pendenze economiche accumulate da Wagner.

Se Schuré è esaltatore e divulgatore dell’opera wagneriana, Ludwigh II ne è l’apologeta, ovvero colui che divinizza Wagner vedendo Wagner e solo Wagner. Rimane scolpita la data del 10 giugno 1865 – siamo nella bavarese Monaco vestita a festa e colma di vitalità – quando Schuré attende trepidamente la prima di «Tristano e Isotta»  – presente il giovanissimo Re – una storia di vita, amore, separazione e morte.

Fra Schuré e Wagner nasce una profonda amicizia,  che non sarà incrinata neanche dalla Guerra franco-prussiana del 1870,  le cui sorti non arrideranno alla Francia pesantemente sconfitta. Pur criticando il nazionalismo di Wagner, Schuré  continuerà nell’elogio pubblico e privato dell’artista tedesco. Prova ne è che di lì a poco darà alle stampe il libro oggi riproposto. Ancora oggi Wagner è vivo nel mondo della cultura e, anche se i più lo ignorano, il compositore tedesco è presente nella Chiesa, allorquando la sposa, nel convolare a nozze, è accompagnata all’Altare dalla celebre melodia del terzo atto del “Lohengrin”.

*«Richard Wagner» (18131883) di Édouard Schuré per Oaks editrice

info: oakseditrice.it

Michele Salomone

Michele Salomone su Barbadillo.it

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