Spettacolarizzare il problema – spiega chi si oppone al programma – svalutandolo e banalizzandolo, non solo è irrispettoso nei confronti di chi ogni giorno vive questo dramma, ma è inutile perché un reality non serve ad informare i cittadini. Ma Tullio Camiglieri, co-autore del programma, ha affermato, contrariamente alle polemiche, che l’intento del reality è proprio quello di spettacolarizzare la vicenda, in modo che l’opinione pubblica ne sia finalmente colpita, e che inizi quindi ad interessarsi al dramma dei profughi e dei rifugiati. Camiglieri, inoltre, ha confessato che l’idea di un programma del genere nasce anche dall’idea dell’allora portavoce di UNHCR, Laura Boldrini, e dalla collaborazione con Giancarlo Leone, direttore di Rai 1.
La terza carica dello Stato, però, si è difesa, sostenendo che nelle sue intenzioni non c’era quella di dar vita ad un reality ma ad un programma di informazione e documentazione. “Non spetta certo a me – ha commentato – esprimere un eventuale altolà, che avrebbe l’aspetto di una interferenza nell’autonomia editoriale della Rai”. La prima puntata, però, è stata registrata la scorsa estate. E allora, Laura Boldrini era ancora nel pieno delle sue funzioni umanitarie. “Sarà uno degli esperimenti più avanzati del servizio pubblico, ed è un format tutto italiano che già quattro reti straniere di servizio pubblico ci hanno richiesto”, ha continuato da parte sua Camiglieri. Sulla scelta dei personaggi, poi, è sicuro che uno come Al Bano possa sicuramente garantire più audience di un Bernard-Henri Lévy. Se serve a rassicurare qualcuno, i protagonisti “vip” del programma non saranno pagati. Ma riceveranno comunque un rimborso spese. Così, giusto per il disturbo.