Tokyo 2020. Giù il cappello di fronte alle imprese azzurre nel ciclismo su pista

Il trionfo nell'inseguimento e l'impresa di Elia Viviani, al Velodromo di Izu spiccano i colori dei ciclisti tricolori

Il ciclismo su pista non sta deludendo le aspettative, regalando alla spedizione azzurra due bellissime medaglie, sia nell’inseguimento a squadre (cronometrato) che nell’omnium, quest’ultima disciplina individuale a punti che assomma quattro specialità (scratch, corsa a tempo, eliminazione e corsa a punti).

È specialmente nella disciplina dell’inseguimento che l’Italia ha fatto la storia, tornando a conquistare un oro che mancava dai Giochi di Roma 1960, quando all’epoca se l’era aggiudicato il quartetto composto da Arienti, Testa, Vallotto e Vigna, mentre l’ultima medaglia in assoluto (nello specifico un bronzo) risaliva a Città del Messico 1968, grazie a Bosisio, Chemello, Morbiato e Roncaglia; ebbene, a Tokyo il lungo digiuno è venuto meno per merito dei fenomenali Lamon, Milan, Consonni e “Pippo” Ganna.

I quattro azzurri, agli ordini del commissario Marco Villa, sono stati esaltanti e dopo aver sconfitto (con annesso record mondiale in 3’42”307 alla media di 64.775 km/h) in semifinale la Nuova Zelanda, si sono presentati in finale contro la Danimarca di Hansen, Larsen, Madsen e Pedersen (Campione del mondo in carica), a sua volta uscita vincitrice dal confronto diretto con la Gran Bretagna.

Giocato sul filo dei decimi, l’atto conclusivo si è espletato sui canonici quattro chilometri (equivalenti a sedici giri del velodromo), con il quartetto italiano in testa al termine del primo e la Danimarca che però lentamente rosicchiava l’iniziale vantaggio, fino a presentarsi ai 3000 metri non soltanto in prima posizione  ma addirittura in vantaggio di 867 millesimi e quando Ganna sarebbe passato a tirare i suoi ai 3250 metri (ai meno 750 dalla conclusione), lo svantaggio da recuperare constava ancora di 714 millesimi.

A quel punto però, la locomotiva Ganna (arrivato quinto, ad un soffio dall’argento, nella cronometro su strada della settimana scorsa, non senza polemiche), negli ultimi due giri, avrebbe aiutato la sua squadra a ribaltare completamente il risultato, con Milan e Consonni alla ruota (staccatosi Lamon in seguito al prezioso lavoro effettuato; il tempo finale di ogni compagine viene rilevato sul tubolare anteriore del terzo atleta al traguardo), fino a fermare il cronometro sull’incredibile tempo, migliorandosi nel nuovo record del Mondo, di 3’42”032 a 64.856 km/h, a fronte del 3’42”198 della formazione danese; il bronzo è andato infine all’Australia, davanti a Nuova Zelanda, Canada, Germania, Gran Bretagna e Svizzera.

 

Nell’omnium invece, Elia Viviani, campione olimpico di specialità a Rio 2016 e portabandiera dell’Italia, insieme alla tiratrice a volo Jessica Rossi, si è invece dovuto difendere a causa di un inizio difficile nelle prime due prove (nelle quali, rispettivamente, aveva chiuso in tredicesima e undicesima piazza), un inizio che lo aveva fortemente penalizzato, salvo poi il veronese riscattarsi con la vittoria nell’eliminazione, grazie alla quale era risalito sesto nella graduatoria provvisoria, con 82 punti.

Nonostante il considerevole distacco dai primi classificati, nell’ordine il britannico Walls, l’olandese Jan Willem van Schip e il francese Benjamin Thomas, è da lì che Viviani lancia l’assalto alla medaglia nella corsa a punti, l’ultima specialità: imprendibile il britannico Matthew Walls, alla fine vincitore della medaglia d’oro con 153 punti totali, Viviani grazie ad una condotta particolarmente oculata fatta di due sprint intermedi vinti, nonché di un giro pieno recuperato sul gruppo (il doppiaggio assegna venti punti), a pochi metri dalla fine aveva praticamente ottenuto la medaglia d’argento, salvo poi perderla proprio sul filo di lana a causa del giro completo guadagnato dal neozelandese Campbell Stewart, che gli avrebbe consentito di issarsi in seconda posizione, a quota 129 punti, fermandosi Elia a 124.

 

In attesa che le prove in velodromo terminino, l’Italia può già dirsi ovviamente soddisfatta, anche perché i tanti sacrifici degli ultimi anni e in questa sede ripagati, dinamica per nulla scontata, vanno letti alla luce di altri movimenti che invece dovranno necessariamente esser rinnovati, se non addirittura ricostruiti da zero.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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