In ricordo di Claudio Finzi, studioso anticonformista e umanista (allievo di Augusto Del Noce)

L'articolo di Alessandro Campi, con una introduzione di Franco Cardini

Claudio Finzi

Claudio Finzi

Claudio Finzi, studioso e umanista, arcitriestino e ipersardo, se n’è andato il 10 scorso nella “sua” Perugia, in punta di piedi come aveva sempre vissuto nonostante non mancasse mai di partecipare alle grandi battaglie scomode, quelle in cui non si guadagna un soldo e si viene pubblicamente presi a sassate. Negli ultimi tempi, dopo la scomparsa della moglie amatissima, si era sempre più
appartato anche per l’insorgere di problemi che avevano danneggiato la sua salute.
Quattrocentista e novecentista, era stimato e apprezzato da tutti quelli dai quali vale la pena di essere stimati e apprezzati. PER NOI SARÀ SEMPRE PRESENTE.
Ecco le semplici, chiare parole che gli dedica un grande quotidiano romano ispirato alla testimonianza di un suo illustre suo allievo ed amico. (Franco Cardini)

Un figlio dell’Italia: della sua storia e della sua geografia. Claudio Finzi, a lungo professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Perugia è scomparso qualche giorno fa dopo una lunga malattia. Nato a Milano nel 1939 da una famiglia di origini triestine, aveva vissuto a Cagliari, a Roma e infine a Perugia, divenuta la sua città d’elezione. Proprio a Cagliari si era laureato, giovanissimo, in Scienze politiche con Paola Maria Arcari (la figlia di Paolo, uno dei fondatori del nazionalismo democratico), che lo aveva introdotto allo studio del pensiero politico con particolare attenzione per quello italiano del periodo umanistico e rinascimentale.
Dopo una parentesi professionale in Confindustria, dal 1968 al 1973, Finzi è stato per circa un decennio assistente ordinario e poi ricercatore alla Sapienza di Roma, lavorando al fianco di maestri quali Mario D’Addio e Augusto Del Noce. Nel 1983 il suo trasferimento a Perugia, chiamato dal celebre latinista Antonino Scivoletto all’allora Dipartimento di Magistero, dove è stato professore associato e poi ordinario di Storia delle dottrine politiche sino al suo pensionamento nel 2010. Autore molto prolifico, i suoi studi si sono rivolti in particolare all’Umanesimo politico e agli autori pre-machiavelliani. Ha scritto importanti monografie su Domenico Morosini, su Matteo Palmieri e sull’umbro Giovanni Pontano. Il suo ultimo lavoro organico sull’argomento è stato Il pensiero politico dell’Umanesimo. Gli uomini, le città, le idee, edito da Rubbettino nel 2011.
Finzi si è occupato inoltre delle origini ottocentesche del pensiero tecnocratico contemporaneo e dell’impatto sul pensiero politico europeo delle scoperte geografiche. È stato anche un appassionato cultore di archeologia e di storia antica. Molto apprezzate le sue guide alle rovine di Tharros e i suoi volumi sulle antiche civiltà del Mediterraneo. Finzi ha inoltre svolto, nel corso degli anni, un’intensa attività come pubblicista e divulgatore scientifico, collaborando con numerose testate nazionali (tra cui il Tempo e il Giornale di Montanelli). Claudio Finzi è stato molto attivo in Umbria anche fuori dal contesto accademico. “Finzi univa alla nota preparazione e professionalità, una rara passione e sensibilità storica”, hanno scritto il sindaco Andrea Romizi e l’assessore Leonardo Varasano in una nota di cordoglio indirizzata ai tre figli. Suo allievo diretto e successore nell’insegnamento di Storia delle dottrine politiche è stato Alessandro Campi, che lo ricorda sia come “uno studioso di grande erudizione e dai molti interessi culturali e scientifici, autore di opere importanti su autori della tradizione italiana a lungo trascurati, sia come un intellettuale di destra, d’orientamento cattolico-conservatore, che si è sempre battuto con lealtà e coraggio, ma senza dogmatismi, a difesa delle sue idee. Insieme a personalità come Francesco Gentile, Franco Cardini, Marco Tangheroni, Francesco Perfetti e Giovanni Allegra, egli è stato sicuramente uno degli uomini di punta della destra politico-culturale italiana del secondo dopoguerra. Un ruolo duplice di ricercatore in campo storico e di intellettuale politicamente impegnato che si spera possa essere adeguatamente ricordato nel prossimo futuro”.
(Il Messaggero, 12 maggio 2021)

Alessandro Campi

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