Dottor Tulp. Ricreato in 3D negli Usa il primo orecchio artificiale umano

Ricercatori statunitensi sono stati in grado di ricreare in laboratorio un orecchio del tutto simile a quello umano partendo da tessuto animale. Un orecchio artificiale perfettamente somigliate ad uno naturale e in materiale ‘vivo’, grazie alle cellule animali e a una stampante 3D. L’organo ottenuto ha la stessa flessibilità di un orecchio umano, e potrebbe rappresentare un traguardo importante nel campo dell’ingegneria tissutale.

L’ orecchio creato in laboratorio, sarà utile per pazienti con malformazioni congenite o vittime di incidenti, ed è stato prodotto dai ricercatori del General Hospital di Boston. Fra gli studiosi anche Joseph Vacanti, il chirurgo dell’Harvard Medical School che col suo team nel 1997 riuscì a creare un piccolo orecchio e ad impiantarlo su un topo.

L’ingegneria tissutale rappresenta oggi un campo molto attivo nel settore della ricerca in campo medico, mirato a creare in laboratorio organi funzionanti che possano sostituire quelli malfunzionanti in un paziente. Per realizzare la protesi è stato stampato un modello in tre dimensioni di particolare tipo di silicone. I ricercatori hanno poi prelevato tessuto vivente da pecore e mucche, in particolare cartilagine e collagene, che è stato innestato su una struttura flessibile in rete di titanio posizionata nello stampo di silicone. Il modello è stato poi riempito con sostanze utili alla crescita e alla moltiplicazione delle cellule. In questo modo si è coltivato l’orecchio artificiale, molto simile alla forma reale, fatto di materiale vivente. I ricercatori hanno quindi trapiantato la protesi sulla schiena di un ratto il cui sistema immunitario era stato indebolito per evitare il rigetto. Dopo alcune settimane i tessuti del ratto hanno rimpiazzato quelli di mucca e pecora, mantenendo la forma dell’orecchio. Entro 5 anni, secondo gli scienziati, potrebbero essere realizzati studi clinici sull’uomo utilizzando, come punto di partenza, cellule provenienti dal paziente invece che da animali. Ma la tecnica, in ogni caso, potrebbe rimpiazzare la metodologia più invasiva, oggi usata dai chirurghi plastici, che consiste nel prelevare una certa quantità di cartilagine, per esempio raschiando le costole, per creare la struttura alla base la protesi.

 

“Per prima cosa, siamo stati in grado di mantenere la forma dell’orecchio dopo 12 settimane di crescita nel topo. Secondo, siamo anche stati capaci di mantenere la naturale flessibilità della cartilagine”, ha dichiarato a BBC News Thomas Cervantes del dipartimento di chirurgia del Massachusetts General Hospital di Boston, uno degli autori dello studio, che ha aggiunto che a suo parere la procedura potrebbe essere utilizzata nel giro di pochissimi anni.

Giuseppe D'Introno

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